saturday night in the city of dead

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C’è un punto in cui è facile entrare nel piccolo cimitero di L. Non è necessario nemmeno scavalcare il cancello, c’è solo una rete da sollevare e si è già dentro. Il kit della notte bianca tra le tombe è distribuito tra tutti: il riproduttore di musicassette, birre, i plaid per stare al caldo sul marmo gelido, un paio di torce. Non è facile distinguerli mentre si inoltrano tra i cipressi, la luna è nuova, e sono tutti rigorosamente vestiti di nero. Si siedono sulla tomba che ricorda la copertina di Closer, che poi è una foto scattata al cimitero monumentale di Staglieno. C’è una lapide orizzontale, sulla terra, sovrastata da un angelo affranto. Si stendono i plaid, qualcuno stappa una birra, qualcun altro tira fuori una canna preparata prima dove c’era un po’ di luce. Per la musica sono tutti d’accordo sui Bauhaus, perfettamente in tema.

Il gruppo è formato da un paio di coppie a cui si aggiungono 2 ragazze e 3 ragazzi, uno dei quali tende sempre a esagerare, è convinto di avere un canale prediletto con l’oltretomba, ma in quel frangente, sono tutti in odore di reato e basta un niente per passare la notte in caserma e finire il giorno dopo esposti sulla cronaca locale al pubblico ludibrio, è bene stare tranquilli e limitarsi alla bravata di moda. La nottata fila via liscia. Le coppie si limonano, 2 ragazze e 2 ragazzi flirtano sulla voce di Peter Murphy, il quinto, quello che tende a esagerare, ogni tanto si eclissa nel suo canale privato con l’oltretomba. Poco prima dell’alba, si rimette tutto in ordine e ci si prepara per tornare alle rispettive abitazioni. Un paio di loro, e non sono meno gotici degli altri, si sono addormentati. C’è qualcuno che ha passato il giorno a lavorare, anche se sembra poco nobile per una creatura della notte.

E quello che tende a esagerare, si scopre che ha esagerato ancora. Dal tascapane militare nero spunta una lunga croce di acciaio, dentro ci sono anche un paio di lumini, tutto materiale trafugato, dice lui, dalle tombe meno curate. Una delle ragazze, una delle più carine che sembra uscita da un video dei Banshees, gli aveva chiesto se gliene procurava una. Per lui è stato quindi un piacere doppio, una prova di amore, una sfida all’aldilà. Ma Sara, la darkina tutta eyeliner e smalto nero, a casa però un po’ si vergogna di appendere quella croce funerea sulla parete, i genitori ne chiederebbero la provenienza. Per il momento il lugubre pegno d’amore finisce nascosto nell’armadio. E qualche ora dopo, addormentata, ed è praticamente mattino quasi inoltrato, ecco i rimorsi palesarsi attraverso l’inconscio in un sogno tendente all’incubo fin troppo nitido.

Da una tomba a loculo, nel sogno, Sara sente una voce straziante lamentarsi: “Saraaaaaaaa, lasciaci dormireeeeeeeee in paceeeeeeeeeeeee”. Ora, vabbè essere amanti del gotico, ma quello è troppo. Appena si sveglia, è il primissimo pomeriggio ed è sola in casa, in poche ore si veste con i pochi abiti colorati che possiede dalla precedente vita, quindi sale sull’autobus, la linea che porta al cimitero, all’ingresso del quale – sarebbe troppo rischioso cercare la lapide con la croce mancante, e se poi la lapide fosse uguale a quella del sogno è sicura che non reggerebbe il colpo – lascia il corpo del reato, e triste nella sua tristezza gotica perpetua rientra a casa. A rivestire gli abiti neri.

Il giorno successivo, nella prima pagina della cronaca locale, la principale notizia recava il titolo “Vandali devastano il cimitero di L.”, ma il giornalista parlava di semplici balordi, con molta probabilità tossicodipendenti.

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