il coccodrillo come fa

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Me ne sono accorto da un po’ di tempo, ma probabilmente è un fenomeno che va avanti da sempre, almeno lungo tutta la storia dei quotidiani e dei mezzi di comunicazione di massa. Oppure davvero è solo un trend che ha preso ultimamente, perché siamo tutti ammalati di nostalgia, e così le generazioni di italiani che ora occupano la componente economica, il mondo del lavoro, la fascia di persone che fanno e divulgano opinioni, che stanno su Internet e nelle redazioni dei giornali sono legate a filo doppio con il nostro comune passato. Magari perché il presente fa schifo e il futuro potrà essere anche peggio. Però, ripeto, potrei sbagliarmi: la notizia non è il cane che morde l’uomo, ma viceversa, così ci hanno insegnato. Sta di fatto che non passa giorno in cui non ci sia un morto celebre da compiangere, un gruppo che si è sciolto, una rockstar che decide di ritirarsi, il ventennale di questo o quello. Ora, forse non vi facevo caso io prima, o forse stiamo attraversando un periodo di particolare concentrazione di eventi di questo genere. Tra me, penso anche che attorno ci sia il nulla, che la Retromania di cui ho già parlato permetta a molti di noi di vivere in un costante delay, l’età dell’oro e della tranquillità in cui siamo cresciuti e a cui siamo stati educati che, per i motivi che sappiamo tutti, si è sgretolata. E non dico che non si debba parlare di Sergio Bonelli, anzi, o dei REM o di Sandra e Raimondo, per citare anche un caso piuttosto limite. Però mi chiedo (formulandomi una domanda retorica) perché risultino così di spicco rispetto ai temi quotidiani e alle persone in carne ed ossa che sono protagoniste attive del presente, che fanno, agiscono, lavorano e registrano dischi, e come mai occupino i primi posti dell’agenda degli argomenti tra chi ne discute sui socialcosi, e so già che al telegiornale ci sarà anche stasera un lungo e sentito servizio sui nostri fumetti preferiti che farà sembrare tutto il resto l’ennesima poltiglia rimescolata e servita. O forse invece è un problema solo mio, sono io che mi concentro lì e il resto inizia a sembrare sempre meno interessante.

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