alcuni audaci in tasca l’umiltà

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Non sapevo come fosse fare politica attiva nel 2011, dedicarsi a un partito oggi, in un momento in cui i partiti non se li fila più nessuno, che qualsiasi cosa categorizzabile nell’insieme della cosa pubblica viene bollata dalla spregevole generalizzazione di avanzo di casta, mannaggia a quei due che hanno lanciato la moda. Non capivo come ci potessero essere ancora persone che si incontrano per discutere, leggere le direttive del segretario, raccogliere idee e discussioni da portare alla direzione provinciale, poi regionale, poi nazionale. Vedersi per parlare anche di sé, in quella forma di associazione da extraterrestri, più che di persone di un altro tempo. Chiedersi quale sia la strada migliore per avvicinare le persone, attuarla per poi rendersi conto che non funziona, quindi ripartire da capo, ogni volta. La tenacia di costituirsi base attiva, andare in un senso mentre il vertice non si capisce bene dove si collochi. Verso il centro, verso la sinistra, verso dove porta l’emergenza nazionale o verso la coscienza di novant’anni di storia. E quando compiremo un secolo, chi ci sarà? Saremo più o meno di oggi, si chiedono, perché se oggi i giovani si contano sui gomiti, nel 2021 chi continuerà la nostra storia, chi si prenderà cura della nostra eredità culturale. Poi l’estate, la festa, i dibattiti e le salamelle, i volontari che partono per dare una mano a quella provinciale. Le raccolte di firme e i volantini, per far sapere le esigenze del territorio a chi non se ne preoccupa. Non ci si cura nemmeno delle esigenze del condominio, figuriamoci poi la città. Tanto la politica è un coprirsi di insulti in un talk show senza capo né coda, un eterno urlarsi senza moderatore fatto apposta affinché i contenuti siano ancora meno chiari. L’estetica dello scontro. Il potere del telecomando. La salvezza dell’oblio nella quotidianità. E fare politica attiva nel 2011, quella che ricostruisce nei circoli territoriali tutto quello che viene stracciato la sera dai responsabili nazionali alla TV, solo i supereoi possono arrivare a tanto. Individui affetti da indomabile titanismo, vedono speranza in un raggio di azione sempre più ristretto. Chissà se sopravviveranno anche all’ultimo attacco, il più feroce, più spietato anche del qualunquismo. Quello della rete. Aspettando, anche qui, l’arrembaggio dei Pirati. Fa davvero venire voglia di fare la tessera.

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