in dote

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Non ero certo un buon partito. Anzi. Non essendo nemmeno proprietari di immobili, i miei mi hanno messo in valigia, il giorno in cui ho deciso sarebbe stato il mio primo giorno di indipendenza, nient’altro che la mia parte di ansia, una significativa somiglianza fisica con mio padre e un flacone di pessimismo concentrato e annegato in un intruglio di inconcludenza. Sì, c’era la casa di campagna di famiglia, ma quella se l’è presa con un raggiro da manuale mia sorella con quel criminale di mio cognato. Hai voglia, poi, a dire che essere figli unici è una sfortuna. Ecco, a parte l’amore per la musica, il resto l’ho guadagnato sul campo. Ho portato con me un contenitore di caramelle a forma di testa di supereroe in plastica, uno spremiagrumi Atlantic originale con confezione, una scatola portabiscotti arancione anni 70, una coppia di poltroncine vintage oramai valvola di sfogo dei gatti, e tutto il necessaire per ascoltare musica con qualsiasi device, dal più antico al più moderno. Compreso un set di cavi e riduzioni in grado di rendere ogni mezzo perfettamente integrabile con l’altro. Posso collegare l’iPod alla radio Tivoli, per esempio, o suonare il synth collegandolo alle casse della tv. Cosa che non faccio mai ma che potrei fare. Ecco. La mia ricchezza è questa. Posso intrattenerti per ore, fino alla tua nausea. Ti racconto, ti parlo, ti scrivo, ti spiego cosa è un blog. Ti suono qualcosa, ti faccio ascoltare canzoni e gruppi che non hai mai sentito nominare. Ti leggo i miei libri preferiti, guardiamo insieme film indimenticabili. Questo non significa che poi, alla fine, paghi tu. Ho un lavoro che mi permette di vivere più che dignitosamente. Ma gli extra, quelli haimé proprio non posso permettermeli. E questo perché nessuno aveva pensato che ci fosse un futuro tutto da costruire, aneddoti compresi.

4 pensieri su “in dote

  1. La tua non è una dote da poco, anzi!!
    Io ho portato con me solo un ingombrante servizio di piatti anni ’30 e tanti ricordi da raccontare.

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