chi?

Standard

La mezza età si chiama così probabilmente perché passi metà del tempo a passare in scansione la memoria nella ricerca dell’informazione mancante da usare come complemento oggetto per terminare una frase, ricordarti il titolo del film che volevi consigliare al collega più giovane che ti guarda inarcando il sopracciglio mentre i minuti passano, mettere nella sequenza giusta le cose da fare spostandoti dal punto a al punto b senza dover coprire la distanza più di tre volte, altrimenti il tempo non è ottimizzato e tanto valeva portare a termine ogni compito separatamente, ma in quest’ultimo caso è già un pretendere troppo da quello scontro casuale di componenti cerebrali che un tempo aveva dignità di essere definito sinapsi. L’altra metà del tempo, invece, la passi a giustificarti del fatto che ti sei scordato di qualcosa.

Ma non penso sia questa la causa per la quale non mi ricordo di te. Voglio dire, ho impresso perfettamente nella memoria il mio primo giorno di scuola, so la formazione della Polonia ai mondiali del 74, il numero dei dischi che ho prestato dalla prima superiore in poi e che non mi sono mai stati restituiti, il regalo di compleanno che ho fatto alla prima ragazza di cui mi sono innamorato. Ho ben viva nella memoria la faccia del professore di italiano che mi ha interrogato alla maturità, alcune delle persone che mi hanno scarrozzato in autostop, la coppia di entreneuse che gestivano la latteria sotto casa, la danese in vacanza e il primo datore di lavoro. E soprattutto i musicisti con cui ho condiviso qualcosa. Ma tu, che mi parli da dieci minuti di quando suonavamo insieme, sai che proprio non riesco a collocarti in nessun luogo e in nessun tempo? Ho il vuoto, e un po’ mi vergogno a chiederti chi sei, come ti chiami e che nome aveva il gruppo, perché sarebbe troppo umiliante per entrambi. Dubito che tu sia un mitomane, ma davvero sento che sto per perdere l’orientamento. Metto persino in discussione la timeline della mia vita, tante fitte righe verticali con su l’indicazione crescente dell’anno, eppure non ti vedo in nessun interstizio. Per fortuna mia figlia mi trascina via con forza, non sopporta sprecare tempo con adulti estranei che non la degnano nemmeno di uno sguardo, ma si sa, non a tutti piacciono i bambini. E allora io da una parte e tu dall’altra, ci facciamo ciao con la mano e tu mi rassicuri sul fatto che mi saluterai un generico “gli altri della banda, sai ogni tanto ci vediamo a strimpellare qualcosa!”. Ah perfetto, dai salutameli tutti. Ma tutti chi?

4 pensieri su “chi?

  1. Ogni tanto io penso di essere colpita da Alzheimer perché non mi ricordo le cose.
    La memoria a breve termine è una brutta bestia…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.