punto, set e partita

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– Eh.
– Prego?
– No dico, eh…
– Scusi ma non capisco…
– Eh, certo che è stato un bel match.
– Ah… sa non seguo granché il calcio, a quale partita si riferisce? Ne parlano lì sul giornale che sta leggendo?
– Eh, ha tenuto in scacco un avversario così per tutto il tempo.
– Ma chi?
– Poi quando ha fatto roteare la racchetta, sembrava un cartone animato, uno di Tom e Jerry.
– Racchetta? Scusi, pensavo si riferisse a…
– Vedi, lo scrivono anche qui. Se ti prendi gioco così di un avversario molto più forte di te, fai vedere che non lo temi, quello poi si innervosisce e va a finire che sbaglia.
– Si ma…
– Poi quando ha battuto da sotto, come i ragazzini che prendono le lezioni di tennis, lì ho capito che ce l’avrebbe fatta.
– Tennis? Sarà una vita che non vedo un incontro di tennis in tv, non so nemmeno se i canali pubblici li trasmettono ancora, un tempo…
– Io ho inteso che si è innervosito e a quel punto non c’è stata più partita. Vedi, Lendl sarà anche un grande campione, ma quel Chang lì lo ha messo in ridicolo davanti a tutti.
– Lendl? Chang? Ma sta parlando del Roland Garros? Quella finale di non so quanti anni fa, almeno venti se non ricordo male? L’avevo vista anche io, ma come mai ne parlano…
– Scusi, sono arrivato, arrivederci, scendo qui.
– Ehi ma…
– Grande match, non c’è dubbio, grande match. La saluto.

Un pensiero su “punto, set e partita

  1. Mi hai ricordato un tizio che ho incontrato sulla metro B a Roma, che ripeteva “Prima si lavora. Poi si va a giocare a tennis”. Magari era lui in trasferta.

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