per un soffio

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Scopro che mia mamma è informatissima su quel che è successo a Cassano. Non mi sorprende: mia mamma è informatissima su tutti gli argomenti del momento perché come molti suoi coetanei si aggiorna con il tg1, la cronaca locale dei quotidiani del posto e i tabloid straripanti di gossip che i quotidiani del posto soventemente danno in allegato o con qualche centesimo in più. Quindi è perfettamente allineata sulle notizie tra la cronaca e il costume, più costume che cronaca, i casi umani nazionalpopolari che si gonfiano di dettagli ogni giorno, storie vere che possono piacere a tutti, e così via. Per non parlare della cronaca nera, ma non tanto la cronaca brutale, voglio dire i fattacci truci e sanguinolenti attirano i morbosi tout court. Mia mamma ha invece questa capacità di assimilare tutte le microtragedie, anche quelle al limite della leggenda metropolitana, le fa proprie per poi esemplificare a suo modo qualunque argomento o aneddoto si stia trattando con lei. Faccio un esempio. Parlando della vacanza sulle Dolomiti e delle scarpinate in cui mia figlia ha dimostrato una buona resistenza malgrado la giovanissima età, lei può interromperti per raccontarti di quella famigliola che qualche giorno prima è caduta in una voragine o è stata travolta da una valanga e sono morti tutti. Oppure se le racconti dell’amico a cui la zia ha elargito un prestito per estinguere il mutuo e svincolarsi dai tassi delle banche, ti racconta degli strozzini che hanno spinto al suicidio quel padre di famiglia, l’hanno detto anche alla tv, quindi mi suggerisce di avvertire la persona che è stata oggetto di cotanta buona sorte di stare con gli occhi ben aperti. Forse è solo un po’ di depressione, o forse è un modo per giustificare il disinteresse a tutto il resto a cui le persone di mezza età non hanno più voglia di interessarsi, fatta eccezione per le sciure prezzolate dal padrone del partito che per un gettone presenza in più si fanno fotografare in piazza contro i nemici della libertà. Ecco, in questo caso mi racconterebbe dell’ipnotizzatore imbonitore che convince gli anziani a versare a suo favore l’intera pensione o a recarsi in banca per poi farsi intestare dalle vittime i risparmi di una vita.

Ma, per tornare a noi, sono certo che mia madre non avesse mai sentito nominare Cassano in precedenza, non la biasimo, a dir la verità nemmeno io. Sta di fatto che ne avranno parlato tutti i tg all’ora di cena, magari ci sarà stato un speciale su Elisir e il gioco è fatto. Poi però, scendendo nei dettagli, al telefono mi confessa che ha seguito molto la vicenda perché suo figlio, ovvero il vostro plus1gmt, in età prepuberale era stato sottoposto a una serie di esami e visite specialistiche per un sintomo analogo, che poi era stato smentito e la cosa, per fortuna, aveva avuto come conseguenze solo un po’ di spavento per tutti e, aspetto assai più grave almeno per me, la fine anticipata del campionato di mini-basket. Ti ricordi vero?, mi dice al telefono. E, non so perché, la cosa mi mette in imbarazzo tanto quanto i collegamenti macabri di cui sopra, mi viene subito voglia di avviare la conversazione verso il termine. Io e Cassano: mal comune mezzo gaudio? Già, e mi chiedo se sia più preoccupata per me o per un normalissimo attaccante del Milan.

7 pensieri su “per un soffio

  1. Quando abitavo con i miei, ogni giorno verso l’ora di pranzo, mio padre apriva la porta della camera e interrompeva il mio cazzeggio con “hai sentito? Un autobus è caduto in una scarpata” oppure “è scoppiata una bombola di gas ed è crollato un palazzo”. Insomma, robe così, mi aggiornava sulle piccole tragedie quotidiane. Ho sempre pensato che lo facesse per consolarsi della sua situazione, per poter dire “non lamentiamoci, le cose potrebbero andare peggio” 🙂

  2. Mi sento con mia madre ogni giorno per telefono. Anche lei è informatissima sui fatti di cronaca, tanto che mi conviene stare con Repubblica.it di fronte a me, altrimenti mi sorbisco il “Non li guardi i telegiornali?”

    Penso che ci siano più ragioni:
    1. Lei vede tutto nero, è pessimista da morire. Quello che succede è una conferma del suo pessimismo, della serie: “Quell’alpinista è morto, chi gliel’ha fatto fare ad andare lassù? Non poteva restarsene a casa?”
    2. Il suo ruolo di genitore. Quand’ero piccolo mi poteva insegnare, che so, a leggere, ad attraversare la strada. Adesso questo ruolo diventa: “Stai attento quando esci. Hai letto le previsioni del tempo/cos’è successo sul GRA ieri/quello che è stato ammazzato per un proiettile vagante/le centrali nucleari in Giappone/le cavallette?”

  3. Mi chiedo allora se non sia un aspetto generazionale, o più semplicemente la genitorialità amplifica le ansie. Non ti dico quante ne provi io 🙂

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