che riflessi

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Scriveva bene Pippo Civati ieri su Il Post a proposito di partiti, specchi, Monti e Bruegel.

Nel tentativo di distinguersi e di precisare a proprio beneficio la manovra del governo – un tentativo a volte vano, altre vaneggiante, in alcuni rari casi invece più fortunato – le forze politiche si stanno spremendo le meningi per fare qualcosa di buono. Se in Croazia suona la sveglia, insomma, qui è suonata la campanella e tutti, dopo anni di torpore, si sono come accesi. Di Pietro promette un piano contro l’evasione, il Pd studia sofisticati correttivi sulle pensioni, Fli chiede di prendersela con gli scudati (ma Fli, lo scudo, non l’aveva votato?) e tutti quanti sono al lavoro per dare, innanzitutto, prova della propria esistenza. C’è chi suggerisce, chi minaccia, chi lusinga, chi si misura: e Monti è uno specchio per molti, uno di quelli da Luna Park, che restituisce alla politica un’immagine deformata di se stessa. Certo, lui è stato nominato, e non eletto: solo che con il Porcellum non sono in tanti a poter affermare, prendendo a modello se stessi, qualcosa di molto diverso. Certo, lui è una soluzione di emergenza: solo che la situazione di emergenza è stata provocata da molti dei protagonisti di questa vicenda emergenziale. Sembra un quadro di Bruegel (il Vecchio, perché di giovani se ne vedono sempre pochi): un attivismo ammirevole e una capacità progettuale che non vedevamo da tempo, per sfidare lo specchio e superare una formidabile ferita narcisistica. E tutto ciò – la dico così – è comunque un fatto positivo. Guardarsi allo specchio, dopo tanto tempo, fa bene.

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