mettersi in mezzo

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Ma no, non è cambiato nulla. È un secolo che incontro gente più giovane di me, guarda, almeno dal 1988. Quindi il secolo c’è, nel senso del secolo scorso, anche se poi alla fine si parla di nemmeno 25 anni fa. Ma non è sempre così. Ed è buffo perché da allora, di primo acchito, la sensazione è di avere di fronte persone più vecchie, e ho letto che si tratta di una proiezione tipica dell’infanzia quella di vedere tutti come adulti nei confronti dell’unico cucciolo da accudire, quello che vive dentro di te. Quindi hai di fronte queste persone magari per lavoro, hai preso un appuntamento ed eccoli lì, senza capelli e non proprio in forma. Così facendo finta di nulla cerchi di sapere l’età e scopri che sono del 69, due anni secchi più giovani di te, ma la giacca e la cravatta fanno la differenza come quando avevi vent’anni e anche se ti conciavi così si vedeva che eri un ragazzino.

Ora no. Sei nella sala d’attesa del dottore per un problema non proprio da giovinastri come l’ipertensione ed ecco fa l’ingresso una ragazza che nel gioco della data di nascita non le daresti più di diciotto anni e sai perché? Perché nel frattempo non ti fidi più della tua capacità di identificazione anagrafica così hai iniziato a spararle grosse. Questa non ha più di diciotto anni, oramai sei convinto che il mondo sia popolato da persone molto più giovani. Ma ecco che le squilla il telefono, e nella conversazione di deduce che la diciottenne in questione sta parlando a proposito del figlio, il marito non sa dove trovare i biscotti da sciogliere nel latte, eh cara mia, penso, ci siamo passati tutti dalla logistica domestica a dimensione femminile, ogni mese qualcuno cambia la disposizione del contenuto dei mobili in cucina e nessuno ti avvisa. Ma non è questo il punto: ha un figlio, così la guardi meglio e aggiusti la stima. Almeno trent’anni, considerando l’età media in cui oggi si fa il primogenito. Ma come hai fatto a non accorgertene prima, a prendere una cantonata di questa ampiezza. Sempre poi che sia il primo, eh.

Dopo un po’ qualcuno dei pazienti in attesa inequivocabilmente più anziano di te chiede un aggiornamento sulla scaletta delle visite, occorre capire il ritardo dei lavori, e la ex-diciottenne è certa del suo orario, le diciassette e cinquanta, ma non è sicura dell’orario del “signore”. E il “signore” è chiaro che, malgrado la felpa con cappuccio e le snickers alte scamosciate beige, sei tu, che nel frattempo hai estratto la moleskine per annotarti quella curiosa dinamica degli eventi, perché potresti anche trascriverli in un post più tardi. E ci sono ancora diversi spunti di riflessione da segnare come parole chiave: i capelli grigi, i tuoi, ovvio. La cura che non ha ancora funzionato, la massima che continua a essere alta e chissà come sarà ora, la pressione. Tanto sono tutti più giovani, davvero, e gli anziani sono ancora una categoria lontana. In mezzo ci sei tu e non sai da che parte stare.

4 pensieri su “mettersi in mezzo

  1. :^) Oggi ho comprato due paia di scarpe “da giovani” e ho sempre il dubbio di fare la figura del vecchio che cerca di non esserlo, dall’alto dei miei 36 anni.

  2. A 36 anni sei ancora un ragazzino, tranquillo. Io possiedo un loden blu che però da quando ho fatto crescere la barba faccio fatica a indossare, amplifica quell’anziano che è in me dalla terza media.

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