un posto che prende il nome di un liquore o viceversa

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Il punto è che quando discutevate così, che è una modalità di confronto che secondo i miei standard rientra nella categoria del litigio, eravate pressoché perfetti, un’armonia che altrimenti non raggiungevate in nessun’altra condizione. Né quando vi comportavate da coppia tra le coppie e facevate il gioco delle parti che non vi riusciva mai perché uno, che era sempre lui, iniziava un aneddoto che una, che guarda caso era sempre lei, lo interrompeva quasi subito ricominciando il racconto da zero perché secondo lei – anche se non lo diceva ma si vedeva che era così – ci vuole più enfasi, bisogna saper essere narratori ed è importante non tralasciare nemmeno un particolare. Gli astanti però si accorgevano della dinamica tanto che lui alla fine ci scherzava su e diceva una battuta tipo guarda che comunque lo stavo raccontando io e allora tutti si mettevano a ridere. E può capitare che nel corso della stessa serata fosse lei a fare ammenda e a spingere lui a parlare di qualcos’altro, ma poi lui si vedeva che non era capace, o semplicemente avrebbe raccontato da dio quell’aneddoto di prima e gli altri, quelli che lei lo costringeva a raccontare, alla fine si potevano liquidare in poche parole. Nessuno rideva e l’effetto era discutibile.

Un’altra gag del vostro repertorio di duo da intrattenimento era il passato rude di lui con cui si faceva sempre bella figura nei salotti più “in”, niente di paragonabile con quella vostra coppia di amici in cui lui è addirittura un pescatore e lei è una ereditiera, ma quel caso è borderline e dal momento che lui è praticamente analfabeta si corre il rischio dell’effetto contrario. La storia del sempliciotto redento artistoide e self made man ai limiti del working class hero se edulcorata al meglio non ha paragoni dati gli ingredienti con cui la si può condire, senza contare il prezioso lavoro svolto da lei che aveva immesso nella sceneggiatura della di lui vita gli elementi mancanti per farne una storia di successo, come si dice. Lui, molto più remissivo del coriaceo uomo di mare, se ne era imbevuto e si lasciava ora trafiggere ora incensare a seconda di chi vi ospitava a cena.

Poi però, e se vi si frequentava spesso era abbastanza semplice assistere a uno degli episodi in oggetto dal momento che almeno un giorno sì e un giorno no succedeva, ecco l’interruzione del patto di non belligeranza, stilato come sacrificio in cambio di una fruttuosa vita mondana che altrimenti a causa di un comportamento così ostico in pubblico vi sarebbe stata preclusa. Si trattava di momenti in cui non vi scappava nulla di tutte le incongruenze che col tempo stavano sgretolando la vostra unione e pur senza comportamenti ostili si solidificavano in ogni parola, ogni gesto, ogni minimo movimento espressivo del vostri viso. Ma, senza che nessuno poi venisse a saperlo, nei momenti di particolare tensione o stress generato da agenti esterni era chiaro che il risentimento dovuto alla consapevolezza latente di perdere tempo prezioso nel frequentarvi da ormai così tanti anni si presentava tra di voi con le fattezze di un attaccabrighe che vuole alzare il livello dello scontro. E l’ultima volta dev’essere stata fatale.

Avete commesso l’errore di cambiare i piani, mai introdurre il caso in situazioni critiche, in cui è importante programmare al dettaglio e non lasciare nulla alla probabilità perché poi essa si presenta puntuale all’appuntamento con la storia, che è la vostra. Avete deciso di tornare in hotel dalla baia in cui vi eravate recati con una barca a piedi solo perché l’attracco e il successivo rientro sull’imbarcazione sembrava ardimentoso. C’era un sentiero che, a vostra insaputa, era lungo chilometri e chilometri e si insinuava nella macchia mediterranea che pullulava di cartelli di pericolo di incendio. E incendi ce n’erano stati, quell’estate. Così il caldo, il percorso da trekking con scarpe da mare, senz’acqua e nel panico di trovarsi tra le fiamme, o al buio o chissà quale altra tragica coincidenza sono stati lo scenario per la resa dei conti. L’emergenza aveva rotto le barriere inibitorie e il self control di entrambi.

Ma il violento diverbio era durato così a lungo che, paradossalmente, aveva spostato in secondo piano gli altri motivi di preoccupazione fino a quando, esausti dall’odio che vi eravate gettati fuori con veemenza, avevate realizzato di aver ancora molta strada da percorrere, tutta senza nemmeno una parola. E quella storia ha un lieto parziale, però, perché dopo almeno un quarto d’ora nel silenzio irreale del bosco è sbucata una jeep di non si sa quale corpo di protezione forestale del luogo che vi ha caricato a bordo, risparmiandovi l’ultimo tratto che difficilmente avreste sopportato. Nell’abitacolo del fuoristrada l’agente, facendosi capire a tratti, stava riportando un po’ di buonumore anche se il sollievo aveva già compiuto la sua opera di apripista. Fino a quando in camera, ormai era buio e vi era passata la fame, vi siete dati l’una all’altro come se quello fosse il naturale compimento dell’avventura. La camera dava su una altissima scogliera di cui se riporto il nome è facile indovinare il posto in cui si è svolto il tutto, e la mattina successiva c’era il rumore delle onde che così non si sente da nessun’altra parte. Non avete comunque resistito molto dopo quello che forse è stato il momento più bello della vostra relazione, e nemmeno ricordarsi reciprocamente quel clamoroso capovolgimento di sensazioni avrebbe potuto riportare tutto come prima, anche perché un prima da utilizzare come riferimento da seguire non lo avevate mai avuto.

2 pensieri su “un posto che prende il nome di un liquore o viceversa

  1. Melusina

    Forse non sono fatti per vivere insieme ogni giorno (è un’arte, del resto, anzi una scuola di disciplina), ma magari potrebbero ritrovarsi ogni tanto su quel sentiero, assetati e incalzati da un incendio che non dovrà essere necessariamente boschivo, e lì riprovare a gettarsi addosso le rispettive verità con giovane veemenza per il solo obiettivo di annullarsi più tardi l’uno nell’altra in un letto di passaggio, prima di riprendere, seppure spaesati, orbite divergenti fino alla prossima intersezione.

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