all’unisono

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Volge al termine la stagione delle suonerie personalizzate e degli improbabili mash-up in luoghi pubblici in cui reggaeton, hard rock e corporate jingle hanno dato vita momenti di melting pot musicale senza precedenti. Passata la sbornia creativa una volta raggiunta la consapevolezza che sì, con la tecnologia tutto è possibile tanto che non si sa cosa usare, a prova del fatto che è inutile avere contenitori se poi non sappiamo quali contenuti metterci, o semplicemente ci siamo finalmente stufati di perdere tempo passando in fastidiosa rassegna tutti i preset prima di trovare quello che più ci si addice, ora siamo tornati allo squillo. Il caro vecchio drin drin che ci faceva correre al telefono in bachelite collocato in corridoio gridando è per me, con l’obiettivo di intercettare chi ci stava chiamando prima dei proprio famigliari. Il guaio è che siamo passati da un estremo all’altro. Senti drin drin e vedi decine di persone arrabattarsi nella ricerca del loro smartcoso e poi riporlo, dopo aver dato un’occhiata invidiosa al destinatario della chiamata. Anche qui in ufficio, lasciamo il cellulare sulla scrivania e quando suona ci precipitiamo invano a rispondere, perché tutti abbiamo impostato il drin drin con l’opzione fade in e non si riconosce il dispositivo che sta suonando finché non lo si prende in mano. Ops scusate, devo scappare, mi squilla il telefono.

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