il danno

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Non so se si tratti di un modo di dire comune, ma dalle mie parti – almeno quando ero ragazzo io – si usava il termine “rovinarsi” nel senso di trovare ogni modo lecito e non per distanziarsi il più possibile dalla realtà. C’erano quelli che si rovinavano di alcolici, quelli che si rovinavano di canne, ci si rovinava di più mescolando le sostanze. Una volta ho chiamato al telefono un amico a casa sua, i cellulari non esistevano ancora, e mi ha risposto dicendomi che era in acido ed era rovinatissimo. Io me lo immaginavo in casa, abitava ovviamente con i genitori vista l’età, al telefono nel corridoio come me che lo avevo chiamato per una questione qualsiasi, forse per chiedergli di fare qualcosa insieme, un film o un salto in birreria, e mi guardavo allo specchio mentre gli parlavo e mi immaginavo lui che faceva la stessa cosa ma rovinatissimo e in acido e mi chiedevo come si poteva vedere in quell’altro specchio a casa sua. Qualche giorno fa mi è tornata in mente quella conversazione strampalata tra me e quell’amico in acido, e ho pensato che si usa il verbo rovinarsi in un senso azzeccatissimo, perché a bombardarsi di quelle cose lì poi alla fine ci si rovina davvero. Si rovinano parti del corpo, magari i polmoni o il fegato, si rovina la testa, a volte addirittura capita che qualcosa si guasta e non si può più aggiustare.

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