le conseguenze dell’amore

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La vita bisogna prenderla così com’è: quanta verità in una sola riga, anzi metà, specialmente di questi tempi in cui non c’è più Clarence Clemons che fa i soli di sassofono. E non ci si può fare nulla se sono in tanti a indossare tute di taglia approssimativa e scarpe da ginnastica nel weekend, la gente è stata persuasa dalle riviste specializzate in benessere urbano a sentirsi più comoda così, poco elegante e con abbinamenti di colore da divisa sportiva. Figuriamoci poi nell’anno delle olimpiadi dopo tutte quelle sfilate di atleti e campionesse in completi e tailleur nazionalisti, per assistere alle quali abbiamo persino rinunciato a qualche serata delle nostre ferie estive.

Ma quella frase lì, quella che ho scritto all’inizio, mi rendo conto che si tratti di una vera e propria rivelazione. Non che non lo sapessi già, o per lo meno non immaginassi che fosse proprio così, ma sentirselo dire dalla propria zia al telefono mentre si cerca di offrire il conforto alla perdita dello zio dopo che entrambi si è convenuto sul fatto che arrivare a un traguardo che già nessuno vorrebbe tagliare e in più in condizioni così come è arrivato lui, che sembra una presa in giro dopo una vecchiaia dignitosa, è meglio spingersi in avanti con il petto come fanno i centometristi e arrivarci prima possibile. Senza tuta e senza divisa, chiaro, nessuno vorrebbe ritrovarsi in un luogo sconosciuto tutto sudato e magari con la biancheria non proprio immacolata che chissà poi magari c’è qualcuno come al pronto soccorso che ci deve spogliare per sistemarci per bene, anche se sono convinto che là c’è tutto buio e a quel punto chi se ne importa.

Quegli zii, quelli di cui adesso è rimasta solo lei, avevano un figlio che era mio cugino, appunto, e che un giorno ha venduto tutto quello che aveva, persino un lettore cd portatile. Ha lasciato il lavoro, i genitori e anche me che eravamo piuttosto uniti perché oltre a essere cugini primi eravamo anche quasi coetanei e frequentavamo lo stesso gruppo di amici e se n’è andato a cercare fortuna in Messico. Qualche mese dopo l’ambasciata ci ha informato che era morto, ha avvisato noi che sull’elenco telefonico eravamo i primi con quel cognome e siccome gli zii non erano in casa ci ha pregato di comunicare noi l’accaduto ai genitori. Ricordo che ho accompagnato mia mamma da suo fratello e non vi sto a raccontare com’è andata perché è facile immaginarselo. Ma tutto questo mi è venuto in mente proprio quando ho sentito mia zia dire che la vita bisogna prenderla così come viene. Perché intanto dove sta scritto che i figli poi un giorno se ne vanno a vivere distanti e che tutti gli animali lo fanno, forse perché la natura è così altrimenti il branco o il clan o la famiglia, chiamatelo come preferite, poi diventa troppo numeroso tra nipoti e pronipoti e bisnonni e avi non c’è da mangiare a sufficienza per tutti. Meglio dividersi e spartirsi i territori di caccia.

Ma non riuscirete a convincermi, proprio per nulla. Dove sta scritto che non c’è posto per tutti e che c’è bisogno di avere un casa propria con un arredamento economico e degli hobby se poi è così piacevole anche solo passare il tempo a guardarsi perché non c’è nulla che valga di più, figli e padri e madri che cercano di capire come è stato possibile, chi ha avuto per primo quell’idea vincente di brevettare la meraviglia di esserci, a pochi metri, basta mettere il segnalibro e allungare il braccio e ci si sente, in carne e ossa.

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