non siamo macchine, al massimo ce le possono collegare

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L’Holter è quel sistema che per ventiquattr’ore sei tutto cablato dalla testa ai piedi e hai una specie di walkman attaccato alla cintura che ti registra tutto quello che fa il tuo cuoricione. Nel mentre devi segnare su un blocco che ti danno loro tutto quello che fai e le cose strane che ti succedono. Il problema è se è uno di quei giorni lì, ci siamo capiti, quelli in cui sembra accadere di tutto e non sai esattamente il tuo cardiologo cosa intendesse con evento speciale. E l’Holter l’ho fatto credo quasi un anno fa o giù di lì, ma poi ho dovuto descrivere per filo e per segno due volte in cosa consiste alla stessa persona per telefono, che poi è mia mamma.

Mi chiama una volta e mi chiede in cosa consista quell’esame lì, che poi io e mia mamma ci sentiamo esclusivamente alla sera, prima, durante o dopo la cena, e l’Holter glielo ha prescritto il medico. Va da sé che non passano tre o quattro giorni che mi telefona di nuovo con le stesse modalità e per farmi la stessa domanda. E cosa volete, posso dire di no alla mamma o ricordarle che le avevo già raccontato tutto qualche tempo prima e se è uscita di colpo fuori di melone? Perché della famiglia non è lei quella con i problemi di memoria, almeno finora, se manifesta qualche segno di cedimento come il suo ottuagenario consorte posso assicurarvi che sono guai seri. E così mi metto di buzzo buono a ripercorrere la stessa descrizione cercando di aggiungere più dettagli rispetto alla volta precedente, come a voler dimostrare a me stesso che nella spiegazione di qualche giorno prima magari avevo lesinato in particolari ed è forse per quello che la mamma ha voluto una seconda relazione più accurata.

Esaurito ampiamente l’argomento la chiamata si conclude con qualche scambio di battute a proposito di una parente che ho incontrato qualche settimana fa. Le dico che l’ho trovata serena, mi è sembrata serena, sì. Da quando ha accettato il cambiamento che le ha dato la svolta esistenziale decisiva, quelle cose che poi non sei più come prima né lo diventerai mai, è molto più serena. Questo per dire che non mi viene in mente un aggettivo che colga meglio lo scenario, non riesco a trovare sinonimi di serena appropriati, è sera è ho pensato parole tutto il giorno e ora non ne ho più a disposizione. Così sento ridere mia mamma dall’altra parte della linea, per quanto una come mia mamma possa aver voglia di ridere, e mi dice che dev’essere proprio serena la nostra parente se ho calcato così la mano per descrivere il suo stato d’animo. Ecco mamma, siamo pari. Ma questo non gliel’ho detto, mi sono tenuto tutto per oggi e per questa cosa che volevo scrivere qui, tanto lei non mi legge.

5 pensieri su “non siamo macchine, al massimo ce le possono collegare

  1. … chissà, a volte i genitori non ci ascoltano e allora chiedono conferme, spiegazioni che per noi sono ripetizioni… Ai miei le cose le devo sempre dire due volte, indi mi porto avanti e le ripeto sempre, prima che mi chiedano il bis! 🙂 🙂

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