alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 18.02.13

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elisabettastradaxpisapia, “spese dei gruppi consigliari nel comune di milano”: Non tutti i politici sono uguali. Non tutti per fortuna usano i soldi pubblici come se non fossero di nessuno, o meglio come se fossero loro. La responsabilità mi sembra sia di casa in Comune, e comunque la maggioranza spende meno dell’opposizione

Esquire, “The Reading List | A Hologram For The King”: Dave Eggers’ new novel is funny, engaging and maybe not quite what you might think.

Luca De Biase, “Così l’Italia si gioca il futuro”: Tra gli ultimi nelle classifiche per investimento in ricerca e istruzione, pessimi nella classifica dell’analfabetismo funzionale, bloccati da un decennio a un tasso di crescita del reddito procapite negativo (Economist), gli italiani sono i primi in Europa come mercato per gli spot pubblicitari in tv. E ora possono vantare un altro primato: l’Italia è considerata il primo mercato al mondo per i giochi d’azzardo online.

Corriere.it, “Modà e l’idea del complotto”: Tipicamente italiano, il concetto di voto utile arriva anche a Sanremo. Cioè, non si vota il proprio preferito, ma il candidato meno sgradito. Potrebbe essere successo nel televoto di sabato.

Gad Lerner, “Ichino: perchè voterò Umberto Ambrosoli”: sulla Stampa di ieri ha dichiarato molto incisivamente: “io non mi sento il candidato di Bersani. La mia candidatura non nasce dalle segreterie di partito, ma da un patto civico. E poi la mia coalizione ha confini diversi, più ampi”.

La Donna Camel, “Un altro arcobaleno è possibile”: Lui si è messo i calzini rossi dell’altra volta, io mi sono messa nello stesso punto della piazza a fotografare.

la versione di chamberlain, “grazie, qualità”: Eravamo nelle nostre case, quando abbiamo sentito la loro canzone in testa alla classifica del Festival. Così ci siamo lanciati sulla nostra collezione di vinili, sui nostri Avion Travel, sulle nostre Mannoie, e ci sembrava che le copertine stessero svanendo, prendendo le sembianze di Kekko, di Marco Mengoni. Le pareti si stavano impregnando della marcetta ossessiva di una Annalisa che non sapevamo nemmeno che esistesse. Ma poi è arrivata la giuria di qualità, un gruppo di cittadini ottimi, i rappresentanti della nostra eccellenza artistica e culturale, i custodi del nostro senso critico.

Un, due, tre, VIA, “Tangenziale”: Pensavo di non poter sbagliare, le prime volte che percorrevo tangenziali con i palmi improvvisamente madidi di nervoso; pensavo con rabbia frustrata che non sarei potuta tornare indietro, che l’abbraccio confortante dell’inversione a U mi sarebbe stato precluso, che non avrei potuto nemmeno fermarmi a pensare, con la protezione fragile e ballerina delle quattro frecce. Ed era così, infatti.

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