se fosse stato un compagno basco avrei pianto di meno

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Condividere spazi pubblici con il dolore privato mette a dura prova la propria sensibilità, anche per noi maschi che tutti dicono che non siamo certo i campioni della razza umana nel manifestare stati d’animo. Io poi che vengo giù tagliato grosso come il salame nostrano, quello a pasta spessa, mi sorprendo nello scoprire da qualche parte qui dentro matasse di sentimenti che, una volta che qualcuno o qualcosa mi permette di scoprirne il bandolo, poi si succedono veloci a catena e il filo, anzi lo spago, quello che si usa per legare i pacchi per poi spedirli, si dipana che è un piacere fino alla fine che non si sa mai dov’è. Qualche giorno fa, sedute accanto a me in treno, due donne condividevano l’esperienza di una collega comune che quel giorno si sarebbe assentata dal lavoro. Aveva appena inviato un sms giustificando la sua assenza, un messaggio di cui prontamente l’una ha messo al corrente l’altra. La collega nel messaggio raccontava la notte di veglia appena trascorsa a fianco del proprio cane, le ultime ore di una malattia o precedenti comunque a una morte di vecchiaia. Non ho colto la causa del decesso, c’era di certo una storia pregressa di cui sono rimasto all’oscuro. Qualcuno così ha assistito il proprio cane fino alla fine standogli accanto tutta la notte, questo era il succo della vicenda. Nel messaggio alla collega, la proprietaria diceva trattarsi di un gesto dovuto, l’amore per un membro della famiglia che ha sempre dato molto senza mai chiedere nulla. Ha usato proprio queste parole. Ho pensato così a quello che provo per i miei due gatti, un sentimento altalenante che tocca punti vicini allo zero quando pulisco la lettiera. Certo i gatti sono ben altra cosa, credo, ma non lo so perché non ho mai posseduto cani e non credo mi succederà mai. Comunque a fatica ho chiamato a raccolta il mio autocontrollo, sapete meglio di me che la mattina quando ci si sveglia con il piede sbagliato si passano le prime due o tre ore con quel groppo nella gola che basta un niente che torna su. Ho chiesto permesso alle due donne e mi sono alzato, allontanandomi e facendo finta di dover scendere, anche se mancavano ancora diverse fermate alla mia. Ma credo che abbiano comunque capito dalla faccia che ho fatto che era meglio così.

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