alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 10.03.13

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Andrea Ballone, “Sanremo e Grillo, la democrazia ai tempi del televoto”: Forse non lo sanno tutti, ma quella del televoto è una storia lunga, iniziata da un foglio di carta ruvida, sottile, di colore giallino e verdognolo. Si chiamava Totip ed era l’abbreviazione di Totalizzatore Ippico. Era un concorso nato nel 1948 riservato alle corse di cavalli, molto in voga negli anni ’80. Arrivò addirittura a insediare la popolarità del Totocalcio.

Il Post, “La dura vita del freelance digitale”: Non è più possibile infatti competere e sopravvivere in uno scenario ‘dopato’ dall’inserimento di nuovi attori, sempre meno professionalizzati, che offrono il proprio lavoro con la promessa di maggiore visibilità – sul fortunato modello di portali come Huffington Post. Ma sempre più spesso, nel tentativo di incontrare – abbassando le proprie pretese economiche – questa curva di offerta, sono i giornalisti stessi a offrire un intero catalogo di contenuti gratuiti in cambio di una ‘reputazione’, in «un vortice di speranza e duro lavoro:

Un, due, tre, via, “Ballerine”: Vedere queste ballerine, ogni giorno, quando apro gli occhi nel baluginare delle strisce di luce dalle imposte, quando mi faccio crisalide serale sotto il vuoto freddo del lampadario; vedere quelle scarpette, tutte le mattine e tutte le sere, in quei momenti preziosi e delicati quali sono le albe e i tramonti delle giornate, beh, mi fa stare meglio.

jumpinshark, “Per Natasha Kiss Kiss (non mi hai mandato le foto, ti confondi)”: Sono contattato da così tante ragazze simpatiche che il filtro di Gmail si è confuso e le ha prese per spam! Come se fossero messaggi farlocchi sulle assicurazioni e i prestiti, LOL. Non parliamo poi dell’antivirus che non mi fa mai aprire link e allegati delle giovani amiche di penna digitale. Un vero fastidio! Spero appunto di rimediare a questi inconvenienti con la presente comunicazione pubblica.

Potato Pie Bad Business, “Weekend con il morto – Constantin Brâncuși”: Ma la vita dell’artista di Peştişani ha ben altri meriti che non sono una sentenza a stelle e strisce sulla legittimità del suo pensiero. Quando nel 1914 scolpisce la Cariatide, e da lì va dritto e spedito al cuore del suo nodulo poetico più impressionante che sono i Gruppi Mobili, sconvolge l’idea di spazio nella cultura visuale contemporanea. Senza mezze misure toglie, ranca via, il piedistallo, l’elemento fisico che a guisa di cornice delimitava e dava una fine all’opera.

Fabio Chiusi, “Elezioni 2013: non ha vinto Internet, abbiamo perso noi”: Viste le proporzioni del fallimento, forse il problema non sta solo o tanto nei «sondaggisti», che pure hanno mancato clamorosamente la mira. Piuttosto il punto è, come ha detto Barbara Spinelli intervistata dal Fatto Quotidiano, che «la stampa non è andata alla scoperta dell’Italia, non ha né esplorato né ascoltato il Paese». In compenso, ne ha misurato morbosamente ogni suo tic sui social media.

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