il pensiero celere

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Non c’entra nulla Mennea, ma quando vi dicono che correre libera la testa potete crederci. E probabilmente lo sapete meglio di me, visto che oggi tutti corrono come tutti fanno fotografie. Quando visito le aziende per lavoro con il mio fotografo che si porta dietro migliaia di euro di attrezzatura per fare foto ad armadi tutti uguali pieni di server belli ordinati e freschi, c’è sempre qualcuno che si intende di macchine fotografiche, ne ha un modello simile che usa per riprendere la figlia al mare non curandosi delle cosce con cellulite o di stomaci da birra sullo sfondo, per non parlare dei ferri da stiro da ricchi ormeggiati lì a pochi metri. Roba che con un po’ di umiltà uno potrebbe fare anche con un cellulare da meno di cento euro. E tutti corrono, lo faccio anche io ma non ho la macchina fotografica, quella se vi ricordate è finita sott’acqua grazie a mia moglie che presa dall’entusiasmo per dei pesci colorati non si è resa conto dell’onda. Dicevo che tutti voi correte perché tutto sommato è uno sport molto economico ed è per quello che è di mio gradimento. E quando vado lo sforzo fisico svuota le turbe e fa un po’ l’effetto di quando la mattina apri le finestre in camera per cambiare l’aria e poi le richiudi e ti sembra davvero un altro ambiente. Diverso. Io faccio finta che mentre corro mi vengono le idee, per lavoro devo pensare pensare pensare e a volte non è facile perché seduto succede che ho fiato da vendere ma la testa satura. Per quello faccio come oggi, che sono a casa perché c’è sciopero dei mezzi e lavoro da qui. Indosso scarpette e tuta e vado, anzi la giornata è limpida e calda e non c’è bisogno della tuta. Primi 10 km in pantaloncini e maglietta dell’anno. Insomma corro e un passo dopo l’altro mi sento il fiato corto che lascia spazio all’immaginazione e mi vengono in mente cose come questa. Alla scrivania il fiato è lungo e la mente stretta, in velocità il fiato è corto e la testa si libera. Il problema sono le cose che invece uno pensa per il lavoro, dove comunque entra in gioco il fiato altrui, quello che uno si sente sul collo per trovare l’idea, completare il lavoro, consegnare il progetto. Se correte da soli non avrete mai nessuno con il fiato sul collo, se poi siete come Mennea le probabilità sono ancora più ridotte, ci sarà sempre qualcuno che vi farà la foto con attrezzatura costosa ma quella che conta, l’istantanea del fotofinish, quella sarà l’unico momento irripetibile ripreso con qualità sommaria ma di valore incommensurabile, a 19 e 72 o giù di lì.

14 pensieri su “il pensiero celere

  1. Però non paragonerei la tua corsa, e quella di molti altri, allo sprint che dura 19 e 72 o giù di lì (sono due sport completamente diversi: il senso di liberazione che descrivi credo esiga tempi lunghi per svuotare le turbe).

  2. anche la bici mi piace, qui però però per trovare la campagna devi mettere la bici in macchina e guidare per un po’, almeno fino dalle tue parti

  3. sì concordo, lo sprint da record esige concentrazione. Mi riferivo allo sprint che talvolta ci viene richiesto sul posto di lavoro, come se certe cose dovessero uscire a comando e alla prima pensata, e invece non è mai così.

  4. Non corro e non ho manco una fotocamera decente. Posso fotografare i macarons anche col cellulare. E soprattutto quando corro metto in contrazione i masticatori e mi viene un gran mal di testa.

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