alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 07.04.13

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Popolino, “O l’uno, o l’altro, o nessuno dei due”: Quest’anno è previsto il congresso del Partito Democratico (e, anche se non fosse, il risultato delle elezioni ha comunque aperto un vivace dibattito, diciamo così, sulla guida del Pd: qualcosa succederà). Se partiamo dalla nostra (recente) fondazione, avremmo dovuto farlo nel 2012, come era logico, prima della fine della legislatura. Tenere congressi dopo le elezioni non ha molto senso, in effetti. Ma Veltroni si dimise dopo un solo anno, facemmo un congresso straordinario nel 2009, eleggemmo un segretario con un mandato di quattro anni pieni, e quindi eccoci qui.

Spin, “Watch the National’s Three New Songs From a Secret Show in Berlin”: All told, the songs — “Heavenfaced,” “Fireproof,” and “Graceless” — confirm the Brooklyn rockers won’t suddenly be going dubstep on new album Trouble Will Find Me, out May 21 on 4AD. The tempos vary, but each song is intricate and ruminative, in the brooding-grandeur tradition of the band’s prior albums, most recently including 2010’s High Violet.

Castelli di sabbia, “Una dura lotta”: Quel “quasi quasi” mi ha fregato per anni. Ogni volta che mio padre mi chiedeva perché non smettessi di fumare (tre o quattro volte all’anno, il numero delle mie visite ai miei), io gli rispondevo: “Perché so esattamente quando smetterò di fumare.” Pensavo a un evento speciale, a qualcosa di veramente e banalmente bello.

Il Post, “Il video di Matteo Renzi ad Amici”: Ieri sera il sindaco di Firenze Matteo Renzi è stato ospite nel corso della puntata di Amici di Maria de Filippi, registrata la scorsa settimana. Renzi è intervenuto poco dopo l’inizio del programma e ha parlato per alcuni minuti ai concorrenti.

L’ultima Thule, “Post-punk italiano 1980-1986”: Tali fermenti hanno ovviamente investito anche l’Italia, colpendo nel profondo centinaia di artisti in erba e spingendoli a seguire, con maggiore o (più spesso) minore personalità e gusto, le orme degli ispiratori d’oltremanica e d’oltreoceano. In molte città (soprattutto Milano, Bologna, Firenze e Torino) sono così fiorite vere e proprie scene underground, limitate nell’estensione ma lodevoli per impegno e idee oltre che avvantaggiate – almeno in quanto a purezza di intenti: sul piano della professionalità, invece, non c’era da stare allegri – dal pressochè totale disinteresse del mercato discografico ufficiale; e fu proprio la mancanza di appoggi in ambito major a portare alla nascita di etichette indipendenti (la prima propriamente detta fu l’Italian Records di Bologna) che tentavano di fornire al fenomeno pur minimi sbocchi e possibilità di crescita.

unradiologo.net, “A fare lo streaming son tutti buoni”: Finiremo per fare la cosa meno intelligente e meno utile di tutte: darcele gli uni con gli altri senza nemmeno guardare chi stiamo colpendo. Come in qualunque stupida rissa che si rispetti, alla fine conoscere il motivo che l’ha innescata sarà superfluo. Finiremo a guardarci le spalle quando usciremo, e a uscire il meno possibile perché le strade diventeranno davvero pericolose. Finiremo di ridere poco a poco e poi smetteremo del tutto, perché ci diranno che non c’è più niente da ridere.

La Versione Di Chamberlain, “fascisti su brescia”: A quasi un mese dalle elezioni comunali a Brescia si parla di una statua. La statua in questione si chiama “Bigio”, o meglio, Bigio è il soprannome rassicurante con cui è passata alla storia, insieme ad altri nomi come Camillo o Lello (dalla forma dialettale lèlo, sciocco, in senso ovviamente dispregiativo). Il Bigio è una statua in marmo di Carrara realizzata da Arturo Dazzi, e originariamente posizionata in piazza Vittoria nel 1932. La piazza, un emblema di architettura e organizzazione urbanistica di epoca razional-fascista, realizzata attraverso la demolizione di un intero quartiere popolare (il quartiere delle Pescherie), venne inaugurata ufficialmente alla presenza di Benito Mussolini che, proprio in quell’occasione, elogiò la statua come una perfetta raffigurazione dell’era fascista. E così “Era Fascista” divenne il suo nome.

Linkiesta, “Divisi su tutto, uniti nello “scaricare” Bersani”: Ormai all’interno della «ditta», «la mia creatura», c’è una ferita aperta tra il cerchio magico bersaniano, fedelissimo a “Pier Luigi”, e il resto della truppa democratica. Una ferita aperta che danneggia il partito di Largo del Nazareno, e addirittura potrebbe farlo implodere. Una ferita che non è stata causata soltanto dalle apparizioni televisive e dalle interviste rilasciate dall’avversario delle primarie dello scorso 25 novembre, quel “Matteo Renzi” «già in campagna elettorale in vista delle prossime politiche». No, sbottano alcuni fedelissimi, «la ferita è stata causata dagli alleati del segretario all’interno del Pd sui quali Pier Luigi avrebbe messo la mano sul fuoco». I «traditori», rincarano dallo staff.

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