alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 06.05.13

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Linkiesta, “Così registrai il rumore del terremoto del Friuli”: La voce del sisma catturata da un ragazzo di Tricesimo che stava riversando un brano dei Pink Floyd.

Rivista Studio, “La fine del PD?”: Questa volta non si tratta di parlare di microscissioni e microesplosioni perché, al fondo, il Partito democratico è più solido di quello che molti commentatori possano credere e perché le varie correnti e correntine sanno che ormai in Italia conviene essere la piccola ruota di un grande carro piuttosto che – facendo magari la fine di Rutelli e Fini – la grande ruota di un piccolo carro. No, qui il problema è un altro e riguarda la costitutency del Pd e il suo rapporto da un lato con il (suo) governo e dall’altro con il Manuale Cencelli.

chi ha paura di virginia woolf?, “Andreotti Giulio, detto Belzebù”: Presente sempre, come in quella vignetta de Il Male dove ad un primo foglio con la sua immagine e il suo nome in didascalia, Andreotti, ne seguiva un altro con la stessa immagine ma con la scritta Andrenove, e poi di seguito Andredieci, Andreundici… Infine, il commento durissimo: La Ranx Xerox, che invenzione di merda!

Gad Lerner, “Dialogo con Civati, facciamo subito il congresso Pd”: Condivido l’attuale posizione politica di Pippo Civati (non fu sempre così nel passato, dal renzismo in poi ne ha fatti anche lui di zigzag) quando critica nel merito e nel metodo l’alleanza di governo Pd-Pdl.

Il Post, “Andreotti nel Memoriale Moro”: La maggiore intesa con i partiti laici mette in luce questa novità e pone esigenze nuove alla D.C. Afflusso dunque di ceti laici, di opportunismi, di clientele. La maggior ricchezza della vita sociale pone al partito maggiori funzioni di rappresentanza, di guida, di organizzazione e ramificazione interna e perciò con correnti aventi ciascuna il proprio compito ed adeguatamente finanziate spesso dai ceti economici e sociali che dall’adempimento di quelle funzioni dovrebbero trarre profitto. La lotta interna al partito scade a lotta di potere, perdendosi le caratteristiche ideali delle correnti come organi della dialettica democratica. Il Capo corrente è il gestore dei propri interessi e di quelli del gruppo, in condizioni di spartirsi il potere, nel governo e soprattutto nel sottogoverno. La mole del partito sovrasta, ma in un [crescente] frantumamento che rende [molto difficile] (o puramente clientelare) la più alta funzione di guida politica nel partito e nel governo. In quelle condizioni evidentemente le posizioni si cristallizzano.

Placida Signora, “Vi Racconto Come Nascono I Nomi Dei Paesi”: Ma spesso i nomi vengono originati da errori dati da storpiature lessicali: Golfo Aranci (SS) in realtà sarebbe Golfo Li Ranci (Golfo dei granchi) ma i Piemontesi, al tempo del Regno sabaudo, non masticavano né comprendevano bene la “limba” sarda…Infatti riuscirono a tramutare l’isola di Maluentu, vento cattivo, in Mal di Ventre.

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