indovina chi viene a trovarvi

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Oggi sono in visita ai miei. Mentre leggete queste righe che sto scrivendo ora, che è ieri sera rispetto al momento in cui stanno attirando la vostra attenzione, sono in visita da mamma e papà che vivono nella dépendance dei custodi di quel monumento alla mia adolescenza che è la casa in cui sono nato e dove i miei tuttora abitano. Ho maturato la convinzione che fare i figli è forse l’unico modo per ricambiare quello che i nostri genitori hanno fatto per noi, che è una visione piuttosto ipocrita perché probabilmente loro sarebbero più contenti se tutte quelle attenzioni che rivolgo altrove le rivolgessi a loro ora che sono vecchi, o forse no perché a volte sembra che delle mie ingerenze non sappiano che farsene. Anzi. Provate a convincerli di qualcosa che esula dal loro modo di vedere le cose. Provate a consigliargli di fare cosà anziché fare così. Leggevo che con l’età tendi a sviluppare sempre maggior cura su te stesso che forse è una forma di quell’anelito alla sopravvivenza per cui tutte le risorse a un certo punto le tieni ben strette. Comunque, essendo per mia fortuna un adulto che vive distante, la visita dai miei è un concentrato degli altri mesi di lontananza anche se, devo dire, alla fine mia madre cerca di omettere la parte diciamo dei doveri di cui dovrei occuparmi o almeno essere messo a conoscenza, che riguarda la salute e varie altre cose di cui è meglio non parlare, e si cerca di trascorrere le ore insieme come tutte quelle famiglie anomale che a un certo punto della loro storia sono composte solo da adulti. Una cosa che non riesco a non descrivere come poco naturale perché restano i sedimenti di quel conflitto di interessi per cui loro mi hanno lavato, alimentato, fatto studiare, hanno chiuso un occhio anzi due su tante cose che a pensarci ancora adesso provo vergogna. Quindi siamo adulti in un rapporto in cui c’è la mia vulnerabilità che è quella parte della mia vita che è stata di loro competenza, sempre che se la ricordino. C’è la loro vulnerabilità fisica ed emotiva, malgrado quel chiudersi affettivamente ci vuole davvero poco per ferirli, per vendicarsi del fatto che non sono più in grado di badare a te anche se non ne hai bisogno ma si sa, di questi tempi un back-up può tornare utile. Comunque, per farla breve, ogni volta che si conclude questa non stop di 48 ore in cui miracolosamente si completano due parti, un suffisso dentro di me e la sua matrice da cui ad un certo punto questa cedola mi è rimasta in mano, come quella porzione dei biglietti dei concerti che resta all’ingresso, tutte le volte è un evento piuttosto complesso che non saprei definire se piacevole o doloroso. Di certo è grave, nel senso di pesante, e mi si riempie un serbatoio che non riesco ad esaurire come un qualsiasi pieno di carburante, nel viaggio di ritorno, malgrado corra più veloce che posso.

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