alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 28.10.13 | Lou Reed Edition

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Fabio De Luca, “I was sleeping, gently napping/when I heard the phone”: Peggio di quelli con gli status a lutto, peggio di quelli che adesso quando muore uno famoso citano Zerocalcare, peggio di loro soltanto quelli che vampirizzano il morto du jour per raccontare i propri momenti di (vana)gloria. Tipo io tra qualche istante, ad esempio. Con un racconto che – nella sua versione stand up comedy – è ormai da tempo, nelle liete serate tra amici, il my (ma soprattutto their) own private “americà, facce Tarzan” preferito.

Clash Magazine, “Lou Reed: The Phantom Of Rock In The ’70s”: It was Reed’s first decade as a solo artist, a time of change and escalating outrage starting with glam and climaxing with punk. Reed could claim instigation rights on both, especially the latter.

Ann Powers, “What Lou Reed Taught Me”: One day, I saw a cover shot of Reed, whom I recognized because I had that Velvet Underground banana album, wearing aviator shades and looking both Hollywood-glamorous and oily. A car’s headlight made a starburst in the plastic that hid his eyes.

Andrea Mollica, “Come Lou Reed ha influenzato la rivoluzione di velluto di Praga”: Il dissidente Petr Placak, clarinettista dei Plastic People of the Universe, formazione musicale che è stata uno dei più importanti punti di riferimento della dissidenza contro il regime comunista, rimarca così l’importanza di Lou Reed a Le Monde: “la sua musica ha avuto un impatto eccezionale in Cecoslovacchia, dagli anni sessanta fino al 1989. Questa musica offriva un’esperienza di libertà nel nostro paese vittima del regime comunista, dove tutto era controllato ed inquadrato”.

Quasi, “#coccodrilli: Tweet imbarazzanti sulla morte di Lou Reed”: Ecco una raccolta di tweet imbarazzanti sulla morte di Lou Reed.

The New Yorker, “Slide Show: Lou Reed’s Life Onstage”: There will be more remembrances posted soon. In the meantime, here is a snapshot of his life in photos.

oglaroon, “Sunday Morning”: Quei giorni lì un po’ li ho rimossi, cosa pensi a fare a quando non avevi nulla da pensare, e credevi che il mondo fosse enorme, e tutto a portato di mano, e le notti erano piene di musica.

Spin, “Toesucker Blues: Robert Christgau’s Farewell Salute to Lou Reed”: One of Lou’s many nemeses (and admirers) looks back at the prickly legacy of the iconic songwriter, decadent seeker, and irascible wisecracker

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