father and son

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Da qualche giorno mio padre ha preso a chiamarmi tutte le sere per chiedermi più o meno sempre le stesse cose. La vicenda che ha guastato la vecchiaia a lui e a mia mamma, e di riflesso ha creato non pochi problemi anche a me, oramai è diventata un’ossessione su cui si arrovella da mattina a sera. Ciò che poteva essere un normale quanto controllabile disorientamento giustificato dall’età avanzata, a oggi si manifesta ogni giorno come una ricerca di chiarimenti esposta irrazionalmente, ora perdendo pezzi ora trovandone altri per un quadro che per chi è fuori dalla sua testa è difficile afferrare. Immaginate un ottantaquattrenne che passa tutto il giorno in casa senza vedere nessuno e che pensa, parla e si documenta solo su un’unica cosa da qualche anno a questa parte. Mia mamma mi aveva avvertito: guarda che papà ha bisogno di sentirti più spesso perché sei l’unico che ritiene in grado di fornirgli sempre tutti i tasselli mancanti quando gli sfugge qualcosa. Figurati, le ho risposto, non ho nessun problema a prestarmi a questa funzione, considerando che vivo lontano almeno così posso essere utile a qualcosa. Digli di chiamarmi quando vuole, le ho detto. Anche io mi impegnerò a telefonargli più spesso. Tanto che ora ci sentiamo tutti i giorni. Io cerco di rassicurarlo fino a dove posso, fino a quando si perde nella sua dimensione che non conosco più, lui è diventato vecchio e io non riesco a trascorrere più di qualche giorno l’anno con lui. Lo sento smarrirsi in un mondo fatto di avvenimenti uniti da un tessuto connettivo artificiale che si è autogenerato a forza di ansie, percorsi inventati lungo il quale è facile perderlo di vista. Mi limito ad ascoltarlo e a cercare di approfittare dei pochi terreni comuni per riportarlo qui, tra noi due, tra padre e figlio, anche se mi sembra strano.

18 pensieri su “father and son

  1. Ho letto. Non aggiungo altro perché non mi viene da dire nulla che abbia senso. Volevo sapessi che ho letto. Perché? Boh…
    Per la sfida a subbuteo, quando ti pare! 😉

  2. è la sorte dei figli, ma non di tutti. mio padre ha quasi ottantasei anni e non ricorda più come prima. ora è solo da cinque anni e viene qui da me tutte le domeniche a pranzo – perché con me si sente a suo agio, dice. forse le ricordo sua moglie, mia madre. da giovane è stato un padre e marito padrone, ora è un povero anziano querulo e spesso piangente. spesso mi tocca consolarlo e dovrebbe essere il contrario. ai miei figli ho detto di accopparmi, se divento così.

  3. Penso di capirti bene avendo una mamma che ogni tanto (per fortuna di rado e per pochi minuti) mi chiede se io sono la sua mamma.

    p.s. perdonami la pignoleria, ma a inizio post c’è un “ha chiamarmi” 😉

  4. Conosco bene la situazione, te lo assicuro. Fai benissimo a stargli vicino, anche se certe cose gliele dovrai dire e ridire… Un caro saluto 🙂

  5. a volte i miei mi chiamano e mi chiedono cose perché loro non le sanno. quando poi penso che adesso sono io a spiegare le cose a loro mi sento incapace, impreparata e sola.
    ci provo. però ho paura.

  6. sai che a parte gli scherzi non mi dispiacerebbe rimettermi a giocare? Ho visto che è ancora in commercio, ma i giocatori sono un po’ più bruttini

  7. Comprendo le tue parole. Credo che in qualche modo faccia parte di un processo naturale occuparsi di genitori che cominciano ad essere anziani, coi loro problemi di salute e non. Diventa un pochino più complicato doversi occupare di loro in un’età in cui ti aspetti ancora che siano loro ad occuparsi di te.. Comunque, se c’è una cosa che ho imparato nella vita e che non si può mai smettere di amarli.

  8. no, quello non succederà mai. A volte subentra però una sorta di risentimento inconscio per il loro esser diventati vecchi, come se si fosse trattato di una scelta.

  9. Si,a volte consola saper e che non hanno scelto loro di invecchiare, di ammalarsi, di sbagliare.. Parlare dei genitori mi costa fatica, le parole non escono mai come dovrebbero.. Apprezzo chi ha un punto di vista diverso dal mio.

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