senti, non sarò mai uno di quegli uomini da “inizio ad aspettarvi in macchina”

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Senti, volevo solo assicurarti che non sarò mai uno di quegli uomini da “inizio ad aspettarvi in macchina”. Quelli che scendono in strada e si mettono a scaldare l’auto come esistessero ancora motori che devono essere scaldati, mentre moglie e figli finiscono di prepararsi. Quelli che si mettono davanti al cancello sulla via, seduti al posto del guidatore con le quattro frecce, vestiti con giacconi invernali sintetici e con le spalle cadenti. Che si mettono a osservare il fumo che esce dalla bocca per il freddo allo stesso modo in cui lo facevano da bambini e azionano il ventilatore per non appannare i vetri, guardano nello specchietto se sono di intralcio al traffico anche se al sabato mattina non c’è nessuno in strada. Poi se il resto della famiglia tarda un po’ perché c’è la bambina che non si è pettinata, il gatto che è rimasto chiuso nell’armadio, la spazzatura che è fuori sul balcone e occorre differenziare i resti della colazione, gli uomini da “inizio ad aspettarvi in macchina” pensano che forse sarebbe stato meglio uscire di casa tutti insieme, ma allora sarebbe stato necessario darsi ancora un po’ da fare e con il giaccone invernale sintetico addosso in casa fa caldo. Infatti gli uomini da “inizio ad aspettarvi in macchina” sono l’involuzione di quelli che se ne stanno già vestiti con la mano sulla maniglia della porta di ingresso, mentre moglie e figli non sono ancora pronti. Chi si deve ancora truccare, chi ne approfitta per fare la pipì, chi ha deciso di cambiarsi le scarpe perché non stanno bene con il montgomery. Ed è per questo che gli uomini da “inizio ad aspettarvi in macchina” pensano di essere più utili portandosi avanti, preparando tutto quello che un volta fuori dall’appartamento servirà per partire, indipendentemente dalla destinazione. Ma quella dell'”inizio ad aspettarvi in macchina” poi assume un diverso significato, quello di auto-giustificarsi mansioni lontane dagli altri solo per evitare la conversazione e poter immergersi nei propri pensieri ed è poi la prima cosa su cui uno riflette in macchina, con il motore acceso e le quattro frecce, fermo ad aspettare che qualcuno scenda. Ecco, ti assicuro che non sarò mai uno di quegli uomini da “inizio ad aspettarvi in macchina”. Intanto perché non indosso giacconi invernali sintetici e con le spalle cadenti. E poi ci pensavo proprio ieri mattina mentre ti aspettavo in macchina, ero sceso per far prima ma poi alla fine siamo arrivati in ritardo come se ci fossimo mossi tutti insieme. Io volevo solo rendermi utile, ma poi, da solo al posto del guidatore e con le quattro frecce, ho pensato a quanto è sciocco sottrarti del tempo che si può passare insieme, anche a differenziare i resti della colazione o ad aspettarti sulla porta già pronto per uscire.

14 pensieri su “senti, non sarò mai uno di quegli uomini da “inizio ad aspettarvi in macchina”

  1. E io invece, caro Dott. Plus1gmt, la penso diversamente. Se uno ha bisogno di starsene per i fatti suoi a pensare alle cose del mondo (=evitare la conversazione con i propri simili) è giusto che trovi il tempo per farlo, anche aspettando fuori in macchina con le 4 frecce. L’unico appunto sarebbe sulla modalità di comunicazione di questa esigenza: non più “vi aspetto in macchina, che facciamo prima”, ma “sono già pronto, ne approfitto per riflettere sull’universo da solo”. Negare questa esigenza porta a delle brutte cose, e anche non comunicarla per quello che è, è pericoloso.

  2. Beh, ciò che hai scritto è una bella riaffermazione dell’amore per la tua famiglia. Dovresti farla leggere proprio a loro.
    Grandissimo Plus 🙂

  3. Mi è scappato il commento inconcluso… dicevo che ne sono assai felice. A volte i ruoli si invertono, a volte la bimba si veste da sola.. un giorno sarà lei ad aspettarci in macchina

  4. era comunque chiaro. Quando ci aspetteranno in macchina speriamo ci siano già le auto elettriche al 100% e che possano aspettare con il motore acceso che tanto no inquina

  5. no, si sposta tra paese e città, ma quello non vale. Al mattino sveglia lui la bimba e la porta a scuola. Al pomeriggio io la vado a prendere. Un’equa distribuzione.

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