chi ha la meglio nei battibecchi

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Come cambiano i tempi. Il primato dell’antipatia una volta spettava agli stronzi della sinistra intellettuale abbiente, quelli che adottavano argomenti di discussione talmente eruditi che la massa esasperata dai continui capovolgimenti sentimentali di Beautiful lasciava senza risposta a prescindere, tanto che poi quella classe e quella generazione ne è uscita sbruciacchiata a furia di corto circuiti fino a estinguersi diluita nell’aristocrazia un po’ cafona e ormai priva di occasioni di riscossa – quella dei film da oscar di Sorrentino, per capire – fino a esserne un tutt’uno. Colpa dell’impoverimento sociale e culturale e, soprattutto, dell’aumento medio della presunzione partecipativa delle gente, sublimata nell’illusione della democrazia diretta diffusa grazie a quella parvenza di potere che ci dà il tenere costosi strumenti in mano connessi alla rete ubiqua. Quel fenotipo oggi è irriconoscibile, impossibile da distinguersi al di là dei cachemire e delle barche a vela.

Di questi tempi invece il primato dell’antipatia spetterebbe alla boria ignorante dei parlamentari dei cinque stelle, persone come me e voi alle quali dietrologia e complottismo hanno dato alla testa e, a suon di lavaggi di capo da chi di capelli trattati male dimostra di intendersene, abbiamo mandato a Roma con l’idea che la gente comune non solo è in grado di cambiare le cose, ma può arrogarsi il diritto di soverchiare con la propria (in)coscienza civica un sistema politico che, pur con i suoi limiti, tutto sommato è democratico e che quindi dovremmo tenercelo stretto. Cambiare sì, ma non dando colpi a cazzo, questo più o meno è il senso.

Se vi capita di seguire i dibattiti e le varie fiducie alla camera come al senato – nelle settimane scorse c’è ne è stata una profusione – difficilmente riuscirete a sopprimere quel senso di frustazione impotente di fronte a questi sfrontati paladini del miliardario genovese e del suo facoltoso ideologo osservando le loro pacchiane prossemiche imparate in tutta fretta per la diretta televisiva e per chi si vuole giocare la carta del dare spettacolo di sé, riflettendo su tutte le iniziative studiate a tavolino per provocare gli avversari, le cariche istituzionali e chi, come il sottoscritto, considera ancora la politica una cosa seria.

Poi però ci è stata data la possibilità di constatare che l’antipatia dei parlamentari a cinque stelle, un’attitudine che ha la medesima matrice di quegli individui che interpongono alle cose che non conoscono uno scudo di supponenza – che se sfruttassero tutta questa energia per studiare saremmo più felici tutti, ma probabilmente otterrebbero molte meno preferenze – questo livello di antipatia non può competere per nulla con l’ultimo baluardo che ci resta, quel tipo di razionale animosità che respinge al mittente ogni sopruso verbale nel corso di quegli eterni procedimenti di dibattito, quell’indisponenza di tutto rispetto seduta su uno dei più altri scranni a tutela delle norme e dell’educazione civica che si chiama Laura Boldrini. Grazie, onorevole Boldrini. Che la sua fermezza ci sia di esempio.

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