la vita spiegata a un turista che non voleva esserlo

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Dicono che certi imprevisti fanno germogliare il seme – latente in noi – della vulnerabilità. Occorre però prima dimostrare quali sono i fattori che ne aumentano le probabilità del manifestarsi, ammesso che esistano. Voglio dire, uno passa l’adolescenza a girare in lungo e in largo facendo l’autostop e il massimo che gli capita è respingere l’approccio innocuo di qualche esponente della terza età attirato dagli studenti delle superiori e poi, l’unica volta che noleggia un’auto di quelle che mai penserebbe di acquistare, qualcosa di non bene identificato gli si pianta nel parabrezza causando una crepa impossibile da occultare al proprietario e chissà a quanto ammonterà la riparazione. Ma le cose si susseguono senza capo né coda, così quando di corteccia ne hai poca paradossalmente sei più impermeabile di quando hai una scorza spessa quanto una noce di cocco e trasudare fuori le ansie in circolo costituisce un’operazione complessa quanto il monumento più duraturo del bronzo degli antichi romani. Ma cosa dovremmo fare? Passare il resto della nostra vita su divani Chateau d’Ax a far scorrere canali di televendite e a mettere su chili lasciandoci vivere solo nelle funzioni involontarie? No, ma fare i conti con il mix tra età e indole non c’è proprio nulla di male. La cassetta con il kit del pronto soccorso psicologico non la trovi in ogni frangente, e portarsi il proprio fardello da casa ogni volta che ci si muove fuori dall’ordinario – tra la gente, per il mondo, ma anche nell’inesplorato delle esperienze mai provate – purtroppo fuoriesce dai canoni accettabili del confort. La sensazione è la stessa di sbagliare clamorosamente l’abbigliamento per un viaggio con quelle giacche che ti fanno sudare la schiena ma non si possono legare in vita. Che volete farci, anzi, non c’è proprio nulla da fare. Io ho parzialmente risolto lasciandomi nella piacevole balia di chi ne sa più di me, se avete la fortuna di averne almeno uno a portata di mano accozzatevi come se non ci fosse un domani, anche se magari ce n’è più di uno.

7 pensieri su “la vita spiegata a un turista che non voleva esserlo

  1. tinapica

    Non sai quanto ti capisco. Anch’io appartengo all’ordine dell’ accozzateyourself. A questo proposito mi piace scriverti un antico proverbio austroungarico che mi ha insegnato mio padre: “mindati cu chiddi megghiu di tia e pizzaci li spisi”, ovvero “mettiti con quelli migliori di te e paga il conto”.

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