sentirsi come beaker dei muppets

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Qualche giorno fa mi sono sentito come Beaker, e se siete un po’ avvezzi ai Muppets conoscerete il modo che ha di parlare e di relazionarsi con gli altri pupazzi. Ansia e vittimismo da incompreso stavano prendendo il sopravvento e il transfert si è avviato. Purtroppo non ho più in comune con lui la capigliatura, ma tant’è. Uno stato d’animo che comunque ho saputo valutare come un passo in avanti rispetto ad altri punti di riferimento dello stesso ambiente, e mi riferisco ai due vecchietti che in uno splendido isolamento dalla massa, al sicuro sul loro palchetto, spandono il loro sarcasmo senza confondersi con el pueblo sottostante. Atteggiamento in cui mi ritrovo sempre più spesso. La colpa è l’età che avanza, ma la colpa siete anche tutti voi, non certo voi che leggete ma voi intesi come tutti gli altri, voi che occupate il territorio limitrofo al mio fino ai confini di questo Paese, che affollate gli spazi di discussione con modalità che nemmeno i compagni di classe delle elementari di mia figlia, che costruite le vostre opinioni con aforismi inventati e impaginati a cazzo su jpeg diffuse su pagine Facebook che immeritatamente raggiungono decine di migliaia di persone, che indossate stivali bianchi su leggings neri, che tenete senza interruzione in mano quella tavoletta touch con cui vi sentite in posizione apicale rispetto a una rete che basta una galleria e siete fuori dal mondo. Quindi meglio impersonare il ruolo di chi si esprime in un idioma così, che nessuno capisce bene che cosa dice, lo si può immaginare ma, se occorre, si può far finta di nulla. Ho trovato su youtube i cinque momenti top di Beaker, potrei esserci io, tranquillamente, al suo posto.

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