a gentile richiesta

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Quindi, ricapitolando, questo potrebbe trattarsi benissimo di un caso di vittimismo. Uno cioè scrive tanto perché ha tante cose che non dice a nessuno ma perché nessuno gliele chiede. Sarà così anche per me? Di certo non sono uno che si siede di fronte a un amico a inizia con dirgli che quindi, ricapitolando, questo potrebbe trattarsi benissimo di un caso di vittimismo. Uno cioè scrive tanto perché ha tante cose che non dice a nessuno ma perché nessuno gliele chiede. Sarà così anche per me? Di certo non sono uno che si siede di fronte a un amico a inizia con dirgli che eccetera eccetera, avete capito dove voglio arrivare e anzi potrei arrivare all’infinito.

Ma certe cose bisogna chiederle per sentirsele dire e il mondo sapete perché va a catafascio? Perché nessuno fa più domande. Io sono uno passivo, nei rapporti interpersonali. Cioè, attivo perché chiedo e passivo perché sto a sentire. E in un mondo ideale la cosa è abbastanza bilanciata, il che significa che nella vita quotidiana non lo è per un cazzo. Ma il fattore sorprendente è io nella mia vita di gente che mi fa delle domande ne ho conosciuta veramente poca. Poi il contrappasso è stato tutto nella sfera genitoriale, se avete figli sarete arrivati a un certo punto in cui di domande, soprattutto di perché?, non ne potete più.

E a parte questo, uno si disabitua talmente tanto a dare informazioni, e non solo su di sé, che poi quando succede tra capo e collo si va nel panico, le parole vanno per traverso, e l’occasione di essere utile e anche di dare un contributo con la parte propria svanisce all’istante. Per dire, ho incontrato qualche giorno fa il commerciale di una società a cui dovrei commissionare dei lavori, e sapete bene di questi tempi cosa vuol dire ottenere degli incarichi. Ci credereste se vi dicessi che in un’ora riunione non sono per nulla riuscito a descrivergli perché ero lì, di cosa avevo bisogno, qualche dettaglio sull’agenzia in cui lavoro. Niente. Il mio interlocutore non si lasciava interrompere nella presentazione di chi rappresentava, il che è encomiabile ma dopo un po’ rompe i maroni.

Prima di abbandonarmi al mio destino, che è quello di non suscitare curiosità altrui alcuna su chi sono, cosa faccio, che libri leggo, che musica ascolto e così via, prima di chiudere nuovamente questa finestra di contatto tra blog e mondo esterno che ho aperto sfondando la barriera aristotelica nel nome dell’amore che vige in questo ambiente dalle connotazioni geografiche indefinibili fatto di dati e informazioni, lascio così un breve spiraglio di interazione con voi allo scopo di rispondere ai vostri quesiti. Fatemi pure tutte le domande che volete, se ne avete.

23 pensieri su “a gentile richiesta

  1. Io non ho un filtro troppo stretto.
    Per esempio, a quello che leggo ci credo, a meno che non sia palesemente dichiarato dall’autore che si tratta di un racconto di fantasia.
    E le domande, che pure mi vengono sempre spontanee, le ricaccio dentro, perché penso sempre che non siano cazzi miei.
    Comunque, io ti seguo da un po e leggo sempre volentieri i tuoi post.
    Non abbiamo mai avuto una grande interazione fra i nostri due blog.
    A parte i tuoi pingback e qualche mio commento.
    Mi piace leggerti.
    Ho una domanda, ma ho paura che sia un po stupida. (Il che, se mi conoscessi, sapresti che sarebbe normale)
    Io chiedo sempre perché le persone scrivono nei blog, quali sono le loro motivazioni.
    Qualcuno mi risponde anche.
    Altri mi mandano a cagare.
    Tu perché scrivi?

  2. Io leggerò curiosa le risposte alle domande precedenti. E poi vorrrei che mi parlassi dell’ultimo libro che ti ha conquistato. Ti chiederei anche come li scegli, i libri che leggerai. E se assomiglia un po’ al modo con cui scegli le persone da tenere vicino. E quanto spesso ti sbagli, con i libri. E anche con le persone.

  3. Ci sono cose che altrimenti non emergerebbero mai in una conversazione, credo. Sarebbero complesse da spiegare, da raccontare, da dargli una forma. Invece con l’ausilio del computer le metto qui, perché non vadano perdute, principalmente per me. Per gli scherzi che possono giocare la memoria e la vita stessa. Capita poi che qualcuno mi rivolga una domanda la cui risposta è già scritta qui, l’ideale sarebbe avere il blog a portata di mano per rispondere con una forma simile, a parlare non mi ritrovo molto. Comunque dico le stesse cose che ho postato, ogni tanto qualcuno mi dice che sì, l’aveva letto qui. A volte ci rido su, a volte mi fa piacere, altre penso che forse questo diario aperto sia un po’ una scusa per chiudere da qualche parte le cose superflue. Grazie comunque per l’assiduità con cui tu e altri mi seguite, confesso che in certi periodi come questo in cui purtroppo ci sono problemi che mi occupano la testa e il tempo non riesco a ritagliare uno spazio da restituire in pingback, i vostri aneddoti, perché è una cosa che faccio con altrettanta passione. Scrivo anche per mantenermi in esercizio: scrivo per lavoro in un’agenzia di marketing, qui posso farlo come mi pare senza seguire le regole della comunicazione aziendale. Quello che si dice una valvola di sfogo, insomma. Penso che tutti, più o meno, lo facciamo per quello. Alcune cose mi sono capitate sul serio, altre le racconto in terza persona perché mi imbarazza un po’ attribuirmele, qualcosina me la invento ogni tanto perché mi piacerebbe, un giorno, inventarmi un romanzo di sana pianta. Qualche particolare lo ometto, ad altri do più importanza del dovuto. La cosa che non so spiegarmi è perché ogni giorno mi viene in mente qualcosa e corro subito qui a scriverla. Mah.

  4. A questa tornata sono in seria difficoltà. Ho sempre votato PD e suoi derivati, ma con Renzi per la prima volta non so se lo farò. Di sicuro escludo dalle mie preferenze Grillo e tutto ciò che va dal PD in là, verso destra. Alle amministrative locali voterò il sindaco del PD e una lista civica che raccoglie SEL e altri scampati alla diaspora renziana, alle europee credo Tsipras ma poi, quando leggo che nella lista c’è Casarini, quello delle tute bianche, me ne pento immediatamente.

  5. Ho terminato un romanzo davvero bello, ma bello tipo che va nei primi venti libri della mia vita insieme ai vari Franzen, Paul Auster, Richard Ford eccetera. Si intitola “La fortuna dei Wise” ed è di Stuart Nadler. I libri li scelgo sbirciando nelle librerie virtuali di Anobii di persone che, nel corso del tempo, ho visto che più o meno hanno i miei stessi gusti. Poi anche su consiglio di amici e persone che conosco. Non li compro mai, però, li prendo in biblioteca. Non voglio riempirmi la casa di cose. Questo non vuol dire che non li tenga vicino, anzi, dentro se mi sono piaciuti, ecco. Con le persone è più complicato, con uno storico di quasi cinquant’anni di vita è difficile scegliere altre persone da aggiungere tra le frequentazioni abituali. Il guaio è che le persone che ti stanno vicino spesso non le scegli tu ma te le ritrovi sul lavoro, in treno, per strada, al cinema, in palestra. Con i libri invece mi sbaglio pochissimo, esercito già una selezione all’ingresso: autori nordamericani e contemporanei. So che può sembrare un discorso ignorante ma le poche volte che ho provato eccezioni poi nel giro di poche pagine mi era già venuta voglia di tornare a casa.

  6. Il mio modesto contributo:
    Da dove deriva il nome del blog e del tuo alias?
    Dove andrai in vacanza quest’anno?

    Ma ti seguo anche se non commento e se non ti faccio domande. 🙂

  7. il nome doveva essere una raccolta di racconti che poi è diventata il blog e che se un giorno diventerà una raccolta di racconti sarà il nome di una raccolto di racconti. L’alias era un nome che avevo pensato per una band e che non funziona né come nome per una band né come alias perché non si riesce nemmeno a pronunciare. In vacanza quest’anno vado, come sempre, in Sardegna. Tu? Da dove deriva Il comizietto?

  8. In calce qui la risposta:
    http://ilcomizietto.wordpress.com/2013/09/28/sono-versatile-e-non-lo-sapevo/

    Aggiungo cose inedite:
    l’idea era che l’articolo “il” facesse parte integrante del nome – un’idea di un’amica che si era inventata Lalaura per distinguersi dalle Laure in circolazione – e che “ilcomizietto” fosse il nome del blog e io mi chiamassi “ilcomiziante”. Troppo complicato il tutto. Io sono diventato Comizietto e Lacomizietta è diventata Comizietta e il nome del blog non si usa, si mette il link. Qualcuno (Giramenti) azzarda anche Comiz e LittleComiz. Nei dialoghi con Lacomizietta io sono “il Papi”. (Da qui l’alias che si intravede nell’url di anobii relativo al mio account.)

    Lacomiziante doveva essere l’allora moglie. Ma lei è sempre stata refrattaria alla scrittura pubblica. Di fatto Lacomiziante non esiste come alias e lei è semplicemente “la Mami” de Lacomizietta.

    I nomi, come vedi, hanno vita propria. 🙂

  9. ma allora proprio per questo me le devi dire! uffa! è la terapia! ora che non scrivo più nessuno mi prende sul serio…quasi quasi pubblico un post strappalacrime su quanto è bella la vita e lo dedico a Plus…

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