non è per niente facile la vita a due, figuriamoci in quattro

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Della mia vita con Marco potrei scrivere un blog a sé, non so a chi interesserebbe a parte me, anche se voglio dire non è che qui ci sia tutto ‘sto traffico quindi comunque due parole le vorrei spendere. Soprattutto perché oggi mi è venuto in mente di quando abbiamo fatto conoscenza con quelle due ragazze in quel locale sul lungomare di Nervi e Marco che si era subito appartato su una panchina le aveva vomitato sulle scarpe, in effetti avevamo bevuto abbastanza. Forse era per quello che all’appuntamento successivo, sarà stato per il fine settimana dopo, non si sono presentate o forse si erano nascoste per studiare la nostra reazione, vedere quanto saremmo rimasti ad aspettarle, o anche solo farsi due risate per vendicarsi dell’onta ricevuta. Perché la performance di stomaco di Marco aveva anche guastato la serata a me e all’altra, io notoriamente sono più lento in queste cose e insomma non avevo mica ancora concluso niente ed è finita che poi ci siamo messi tutti ad aiutare Marco a sistemare le cose e anche un po’ a pulire. Ma la svolta c’è stata la settimana successiva, quando si sono presentate al bar che frequentavamo e in cui si rimediava sempre qualcosa da fumare. Era appena uscito “In utero” e ne valutavamo le potenzialità bevendo sambuca, e poi le abbiamo viste entrare, comprare delle caramelle – era evidente che si trattava di una scusa – e allontanarsi. Quindi sapevano dove quelli come Marco e il sottoscritto si incontravano? Ci avevano seguito? Che cosa volevano esattamente? Tra l’altro era la prima volta che le vedevamo alla luce e entrambi avevamo notato certe imperfezioni che, vuoi la sbornia vuoi la vita notturna ci erano sfuggite. Non che fossimo due adoni, io e lui, quindi evitatemi la paternale perché sono perfettamente consapevole dei miei limiti e delle mie possibilità. Voglio solo sottolineare che quella che sembrava avere il suo destino perpendicolare al mio vista di giorno e non in abito scuro sembrava un po’ tarchiata. La ragazza che spettava a Marco invece secondo me era proprio sgradevole e non certo fisicamente, Marco però nella sua immensa sensibilità coglieva cose nelle persone che io proprio non vedevo nemmeno al microscopio. Tra l’altro Marco è già comparso altre volte su questo blog ma sotto falso nome, e oggi mi chiedo (e chiedo anche a voi) se c’è bisogno di dare diverse identità o di mantenere l’anonimato quando si raccontano episodi della propria vita che riguardano altre persone. Perché poi la cosa che ricorreva sempre nella mia vita con Marco è che storielle come questa ce ne sono capitate a decine ma dovessi dire non ricordo assolutamente come sono andate a finire, perché dopo che le due ragazze sono uscite dal bar, terminata la sambuca e ascoltata l’ultima traccia di “In utero” probabilmente ne abbiamo iniziata un’altra, di storiella, che si è mescolata con il finale di questa.

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