la nevicata dell’85

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Alle ragazze dell’artistico piace far le strane ma mica si lasciano puntare come tutte le altre. Stanno sedute al tavolo più esclusivo della Sala da The e ordinano un punch al rum dopo l’altro alle nove del mattino. Noi proviamo a fissarle dritte negli occhi impiastrati di eyeliner con quell’approccio che è tipico del gioco delle parti alla nostra età, ma loro non si lasciano intimorire e tengono botta. Al massimo, se una si scoccia, non ci mette niente a sedersi dandoti la schiena, che è il solito modo umiliante di dire che no, grazie, non mi interessi. Le studentesse dell’artistico sono abituate a un genere di ragazzi così trasgressivi che noi ce lo possiamo scordare. Io li conosco perché ne frequento un paio, darkettoni come me, che comunque non sono così trasgressivi come quelli che hanno già fatto anche qualche esperienza con l’eroina. Ma nella Sala da The i ragazzi dell’artistico nemmeno ci mettono piede, tanto è un posto ordinario dove passare le mattine in cui si salta o c’è sciopero e non si va a scuola.

Stamattina è tutto chiuso perché è nevicato e siccome qui non è le dolomiti gli autobus slittano, sbandano e si mettono pericolosamente di traverso. Nessuno è provvisto di pale per pulire i marciapiedi né di sale, per questo l’assessore ha deciso che è meglio lasciar stare tutti a casa. Noi però non vogliamo perdere nemmeno un’occasione per darci da fare. Con tutto quel bianco in giro, poi, noi vestiti tutti di nero siamo l’esatto contrario di come sono le cose. C’è così bianco in giro che persino noi siamo attoniti, stringiamo gli occhi a fessura per non farci abbagliare. E conciati così come i Bauhaus è facile notarci, con tutta quella neve in giro, cosi per farci una canna in santa pace dobbiamo trovare un luogo più appartato del solito.

La pratica dell’appetito chimico la sbrighiamo con cappuccio e brioches in quel bar di provincia dal nome sorprendentemente raffinato, puntando le ragazze dell’artistico che sicuramente hanno fumato anche loro. Parlano delle loro discipline derivate dalla pratica della riproduzione della realtà e noi, che al massimo riusciamo a malapena a citare filosofi e autori latini, non sappiamo trovare una scusa per intrometterci nella conversazione. Sono truccate pesantemente e anche se si vede lontano un miglio che ascoltano la nostra stessa musica sembra che a loro non interessi socializzare con noi.

Per quello dopo un po’ ci scocciamo e ce ne andiamo. Quella stessa sera ci sarà uno spettacolo comico di Gino Bramieri, al teatro comunale. Siamo ancora belli cotti quando Gino Bramieri si mette al nostro fianco a osservare dei capi di abbigliamento da gente di un certo livello in una vetrina davanti alla quale ci fermiamo dopo, rientrando a casa, ma solo per vedere nel riflesso se la pettinatura cotonata ha tenuto bene. Vorrei dirlo a tutti che Gino Bramieri ha sfiorato il mio cappottone nero con il suo montone da milanese, ma mi scappa da ridere, sapete tutti vero come ci si sente quando si fuma un po’ di erba la mattina.

10 pensieri su “la nevicata dell’85

  1. Ti ho riletto, con i tuoi post mi capita spesso. Sai, certe trasgressioni non sono mai state per me ma questo gruppo di ragazzi così vestiti di nero mi sembra di conoscerli… potere della bella scrittura. Ciao Plus!

  2. Dalle mie parti invece era un diversivo alla noia di provincia. Sono stato molto fortunato perché poi mi sono stati dati strumenti per trovare alternative, molti miei coetanei sono ancora lì a fare le stesse cose di allora.

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