è morto Bowie e io sono a Prato

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È morto David Bowie e io sono a Prato. Questa è la prima cosa a cui ho pensato quando sono stato messo al corrente della notizia. Ero davvero a Prato in una riunione di lavoro e, nella stanza, c’era pure puzza di piedi. Ecco le successive, se ve la sentite di elaborare insieme a me il lutto.

La seconda cosa a cui ho pensato è stata quel post di Fabio De Luca in cui ha pubblicato il mistone dei pezzi di Bowie remixati dai 2Manydjs, quando dice che “vederlo (il video del mistone) mi ha fatto pensare al giorno in cui David Bowie se ne andrà da questo mondo, e a quanto bisognerà evitare internet quel giorno”. Ecco, fatta eccezione per il fotogramma di Christiane F. di spalle che osserva nella metro di Berlino il poster del concerto con la sua iconica faccia frecciata di rosso di Aladdin Sane mi sono ripromesso di non leggere, scrivere e ascoltare nulla su Facebook. Anzi, se prima avevo la mezza intenzione di cancellarmi, ora sono a oltre tre quarti.

La terza cosa è che non l’ho mai visto dal vivo e che speravo in un tour di “Blackstar” anche perché, a differenza di quanto sostengono i telegiornali, non ho mai letto da nessuna parte né che fosse malato e tantomeno che avesse i giorni contati. Quando è venuto in Italia e io ero già in età da concerti il periodo della trilogia berlinese era già finito da un pezzo, erano gli anni 80 e Bowie suonava versioni delle sue canzoni piuttosto discutibili. Per farvi capire, ascoltate questo estratto della sua performance a Live Aid

e paragonatela con questa

quindi insomma, vederlo con quelle spalline non mi interessava granché. Poi è rinsavito, come tutti a una certa età, e si è rimesso a suonare i suoi pezzi come devono essere suonati, per esempio così:

La quarta cosa è “Blackstar”, il nuovo disco che ho pre-ordinato appena è stato disponibile su Amazon, quindi mi è stato spedito come a tutti giovedì scorso con consegna venerdì 8 nel giorno del compleanno di David Bowie. Il mio programma per il fine settimana scorso prevedeva infatti un ascolto continuo del nuovo disco di Bowie, tenete conto che mai e poi mai avrei immaginato che sarebbe mancato di lì a poco. E invece il corriere di Amazon non è arrivato in tempo e “Blackstar” mi è stato recapitato in ufficio ieri quasi nello stesso momento in cui venivo a sapere che Bowie non c’era più. Ma io non c’ero in ufficio ieri, ero a Prato e Bowie è morto mentre io ero a Prato.

La quinta cosa è il video di “Lazarus” tratto da “Blackstar”, che non sono riuscito a vedere quando è stato pubblicato qualche giorno fa perché mi ha fatto impressione pensare a Bowie vecchio e malato, e torno a ripetere che non sapevo nulla delle sue condizioni di salute.

La sesta riguarda invece tutte le canzoni di Bowie che ho suonato nella mia vita passata da musicista, su tutte “Ashes to Ashes” con quel gruppo di cover new wave che avevo intorno al 2000, e tutte le sue canzoni che invece non ho mai imparato a partire dalla parte di piano di “Life on Mars”. Peccato davvero.

Il settimo pensiero è andato ad Aurora che è un’amica che era sputata David Bowie. C’è in giro una gif animata che mette in sequenza tutte le foto più celebri di Bowie con una sorta di effetto di morphing (mi spiace non linkarla ma non la trovo in questo momento EDIT: l’ho trovata, è qui) e in più di un passaggio, tra un trucco e l’altro, sembra di vedere Aurora quando ne eravamo tutti innamorati perché sembrava proprio Bowie.

L’ottava e ultima cosa riguarda ancora “Heroes” e quella scena di “Christiane F.” che ha proprio quel brano in sottofondo che ogni volta in cui la vedo mi fa venire voglia di correre strafatto come loro e come loro spaccare tutto. Ma non posso farlo per motivi anagrafici, quindi faccio finta che a Berlino, nell’81, ci sono stato pure io.

A dire la verità ne avrei ancora una di cosa, ma che sono distrutto dalla notizia della morte di David Bowie è inutile che ve lo stia a dire.

14 pensieri su “è morto Bowie e io sono a Prato

  1. Ecco, ti aspettavo. In realtà ieri ho visto che non scrivevi nulla su FB e ho proprio pensato che tu volessi starne lontano. La notizia della morte di Bowie mi ha lasciato una sorta di stordimento, non so neanche se riesco a spiegarlo, mi sembra impossibile che sia accaduto a lui.
    E ancora oggi sono del tutto senza parole. Ciao Plus.

  2. A differenza tua, ho letto parecchie cose che mi sono capitate sotto gli occhi. Ma quello che hai scritto tu è l’unica cosa che valeva veramente.

  3. Succede sempre così. Io non ho scritto niente perché anche se amavo alcune delle sue canzoni non mi sembrava “giusto”, perché non era stato così fondamentale nella mia vita come in quella di altri. Però capisco benissimo, e molto profondamente, quel senso di perdita devastante, in fondo credo che ognuno poi lo viva a suo modo, ma quando un artista (cantante, attore, scrittore, quel che sia) ha accompagnato i tuoi momenti importanti da sempre, e addirittura magari hai cercato di “conoscerlo” andando al di là degli aspetti di spettacolo, l’idea che non ci sia più può far sentire come se proprio un pezzo di te fosse scomparso. Poi magari ci sono anche quelli che condividono una canzone perché è l’unica che conoscono e in qualche modo vogliono partecipare “all’evento”. Ma non so se sono tanti. Tra i miei “conoscenti” (forse anche considerata l’età) mi pare che tanti avessero proprio questo senso, egoistico se vuoi, ma doloroso comunque (e penso umanamente comprensibile) di perdita di qualcosa che ha fatto parte della tua vita.
    Che poi non si perde davvero, perché la musica, l’arte, gli aspetti forse tutto sommato più importanti della vita di chi ha creato molto non vanno persi, ma questo ce lo si ricorda solo a distanza di tempo. Subito è un lutto.

  4. la musica rimane, hai ragione. Ho scelto però – a parte qui – di vivere in solitudine questa esperienza, il che fa ridere considerando che ha coinvolto centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.

  5. Sì, una notiziaccia, però io, non essendo sfegatatissimamente Bowiano, ho cercato di buttarla sulla visione ecumenica di anno cominciato male per la musica, rispettando tra l’altro un certo ordine alfabetico, Bley, Boulez, Bowie, però ci si è messo in mezzo Otis Clay, anche se non credo che l’abbia fatto apposta

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