da due giorni è già il ventiduesimo secolo

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Come i vecchi tromboni la meno un po’ a tutti con ‘sta storia del secolo breve perché ho studiato Hobsbawm ed è su queste basi che vi dico che ieri l’altro è finito il secolo brevissimo, e fidatevi perché di archi temporali aperti e chiusi arbitrariamente alla faccia della divisione ufficiale del tempo me ne intendo alla stragrande. Non credo di esagerare affermando che con la morte di David Bowie finisca un periodo a sé che per me può tranquillamente erodere tutti i decenni che volete del novecento, almeno da quando esce Space Oddity fino alla pubblicazione di Blackstar. Il calcolo è presto fatto: dal ’69 all’11 gennaio 2016 sono quarantasette anni, corretto?

Ecco, il secolo brevissimo allora è quello di Bowie, della sua musica, dei suoi alti e bassi. Tutta la letteratura che leggete pubblicata in questi giorni ci accompagnerà nei prossimi cento anni, che poi magari ancora una volta non saranno cento ma che di certo sono iniziati nel migliore dei modi. Ci piace pensare infatti che David Bowie abbia pensato a tutto: primo, non far sapere in giro che era malato e che era destinato a morire presto. Secondo, scrivere, registrare e pubblicare un album che costituisse la vera essenza del suo modo di essere: una stella luminosa al contrario il cui nero risplenderà per sempre nelle sue parole. I testi delle ultime canzoni sono un richiamo a quella che sembra una morte pianificata in grande stile, con un servizio fotografico a poche ore dall’ultimo respiro.

I nati in questo ventiduesimo secolo possono esserne fieri: la vita di Bowie è una straordinaria opera d’arte in sé, e Blackstar sembra essere la chiave per interpretarla al meglio. Il secolo brevissimo, quello dei circa cinquant’anni di carriera, è una performance vivente fatta apposta per noi, un immenso e infinito teatro cinema disco pub ristorante all you can eat da percorrere in un senso o nell’altro. E se lo cose stanno così, se davvero Blackstar è stato studiato nei minimi particolari per dirci addio a suo modo, possiamo aspettarci davvero di tutto. Lazarus, il suo ultimo alter ego, potrebbe davvero alzarsi e riprendere a camminare.

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