morsi e rimorsi storici

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L’ultima volta che è finito un amore c’erano state delle avvisaglie nei giorni precedenti. In un paese vicino, una delle due persone coinvolte, anzi tre ma alcuni studiosi sostengono addirittura quattro, era stato morso da un cane. Aveva fatto il pieno di autostima in uno dei numerosi distributori che aprono in primavera e pensava che una tale percezione del sé valesse anche nei confronti degli animali. “Ogni cane buffo che vedo a spasso mi viene da accarezzarlo come se fosse il tuo”, aveva detto alla sua partner convinto si trattasse di complimento che, in un rapporto agli sgoccioli, qualunque parte lesa non saprebbe che farsene. Così una specie di bassotto incrociato con non so cosa gli aveva azzannato la mano facendolo persino sanguinare. Lui si era quasi messo carponi per coccolarlo e la cosa aveva funzionato fino a quando aveva alzato lo sguardo verso l’avvenente padrona per qualche informazione di circostanza. Come si chiama (il cane). Quanti anni ha (il cane). E il cane dal fiuto sviluppato aveva percepito quell’odore di affetto tutt’altro che disinteressato che hanno certi dopobarba quando si mischiano alle intenzioni. Un po’ la figura di merda, un po’ il dolore fisico lo avevano convinto così a desistere sfuggendo persino a un paio di approcci riparatori dell’essere vivente all’altro capo del guinzaglio. Si tratta di una scena che non ho visto in prima persona, naturalmente, ma sono testimone di altri segnali più che eloquenti di ciò che è avvenuto in seguito. Ho assistito a una conversazione telefonica di lei, sapete quanto siano fastidiosi questi monologhi nei luoghi circoscritti. Alla gente che chiacchiera in carne ed ossa non ci facciamo caso. I dialoghi in cui uno degli interlocutori è chissà dove dall’altra parte dello smartphone ci impongono la loro priorità su tutto il resto degli eventi. Ecco quindi alcuni estratti tra la parte lesa e la sua (credo) migliore amica. “Io lo capisco, è stato anche coraggioso, non è più sicuro del rapporto”. “Alla fine mi è venuto da dargli un bacio, non so più come comportarmi. “Non è cosi forte come pensavo, mi ha detto che è stufo di litigare ma per me litigare significa stare due giorni senza parlarsi, mica voltare pagina”. “Ha paura che io ricada in crisi, non lo so”. “Non posso fare niente”. Di fronte a queste manifestazioni di intimità in pubblico, a caldo la mia preferenza va a lui perché io con una che sbandiera i suoi drammi sentimentali in barba alla privacy non condividerei nemmeno una confezione di fazzoletti di carta. Poi però rifletto sull’ultima volta che è finito un amore come esperienza umana astratta, non so se riuscite a seguirmi. Viviamo tutti al sicuro nei nostri rapporti rodatissimi e certe reazioni a perdite di questo tipo ci sembrano sempre sovradimensionate. O forse è la vita stessa che ci porta a vedere le cose con distacco. Le grandi tragedie come le piccole, si arriva a una certa età e ci si ritira in una manciata di dinamiche sulle quali, oramai, non ci batte più nessuno.

3 pensieri su “morsi e rimorsi storici

  1. Questo accostamento cane/ complimento dev’essere caratteristica maschile: decenni fa un tizio mi concesse benevolmente di dare il mio nome al suo cane… C’è da esserne contente?

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