diamo i numeri?

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Un pensiero all’attuale proprietario del mio vecchio numero di cellulare che ho portato dal 1998 al 2013 lungo diverse compagnie telefoniche del calibro di Omnitel poi Vodafone quindi Coopvoce (giuro) e TIM. Per dirvi quanto fossi redditizio per tutte queste, nessuna, al momento dell’addio, mi ha mai contattato per convincermi a restare a botte di offerte come invece sento che fanno tutti. Anzi minacciare la recessione di un contratto sembra essere una delle fonti di reddito principali della gente oltre a un vero e proprio mestiere, perché cambiare compagnia implica una fatica che, davvero, non so come facciate. Ho amici che dicono si a tutti e poi riescono ad accumulare promozioni e smartcosi da centinaia di euro da un mese all’altro ma senza rimetterci una lira anzi. Veramente ho il massimo rispetto per il modo in cui vi prendete gioco delle multinazionali, io almeno non ce la farei.

Poi è accaduto che mi è stato concesso il telefono aziendale con un contratto flat, quindi non ho acquistato più ricariche per il mio vecchio numero ed è finita che – cosa che ignoravo del tutto – la mia prima gloriosa scheda telefonica, sulla quale sono passate conversazioni e sms che non vi dico, è stata spenta per inutilizzo. Quando c’erano solo i numeri fissi potevi verificare un eventuale aggiornamento di numero altrui sull’elenco o sulle pagina gialle, ricordate? Pensate al concetto della privacy ai tempi dei telefoni pubblici nei bar, con quelle mensole sovraccariche di volumi con i dati e gli indirizzi di tutti gli abitanti dell’Italia.

Oggi invece se cambi numero di cellulare è un casino perché non sei registrato da nessuna parte. La convenzione prevede di avvisare la propria rubrica. Io invece avevo solo aggiornato i contatti più stretti, tanto che a tre anni di distanza c’è ancora qualcuno che ha entrambi i numeri e mi chiama o mi scrive di là. Non so se sia ancora in vigore la prassi per cui i numeri vengono in seguito affibbiati ad altri. Di sicuro un tempo però era così.

Proprio il mio primo numero aveva avuto un precedente proprietario, uno che doveva andare in giro a spezzare cuori femminili perché più di una volta ho ricevuto messaggi piuttosto pesanti. “Sarà contenta la troia che ti scopi ora”. “Una sempre pronta a scopare come me non la troverai mai più”, questi sono i più hot che mi ricordo e vi giuro che io non c’entravo niente. Avevo addirittura prestato il mio telefono a mia mamma durante una sua degenza in ospedale, e quella donna ancora scottata dall’ex (e ex possessore del mio numero) si era fatta viva con un tempismo da manuale proprio in quel frangente, tanto che riuscii a convincere mia madre a fatica che tali porcherie non erano rivolte a me. Fino a quando decisi di chiamare la donna spiegandole l’equivoco e chiedendole la cortesia di interrompere le comunicazioni di quel registro. Se il mio vecchio numero è ancora attivo immagino invece gli sms noiosi che gli arriveranno, robe barbosissime di lavoro e qualche messaggio promozionale, anche questo un segno dei tempi e dell’età.

3 pensieri su “diamo i numeri?

  1. Io sono portatrice sana dello stesso numero dal mio primo cellulare, dono della banca per l’apertura del conto corrente ne 1997). Non credo ormai che un eventuale erede del numero si divertirebbe molto, ma il tuo predecessore forse cambiava strategicamente numero ogni paio d’anni

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