siete tutte così belle a Milano?

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Fare la corte è un comportamento che apparentemente non necessita di grande sforzo perché, spesso, è indotto da una sorprendente naturalezza. Ieri mattina sono entrato nel portone per salire in ufficio preceduto di qualche metro dalla donna che lavora nell’agenzia al piano di sotto, che ha percorso l’ingresso con le sue ampie falcate – è alta come me – e con un casco da motociclista in testa. Il fabbro che stava armeggiando al cancello del cortile per sostituirne la serratura non si è lasciato sfuggire il portamento e le ha detto “Siete tutte così belle a Milano?”. Lei, senza fermarsi, gli ha risposto un secco ma compiaciuto “Ha visto?”. Messa così l’attrazione risulta davvero un gioco da ragazzi, anzi, un gioco tra ragazzi. Altro che quelli che pensano che sia il risultato di una somma di parti, nel senso di parti del corpo altrui. I capelli così, gli occhi cosà, il seno e le gambe e il fondoschiena nemmeno fossimo carne pronta a essere servita al banco macelleria all’Esselunga. E poi vogliamo parlare di certe smancerie o, peggio, della timidezza nel dichiararsi? Per dire, io e Susanna non ci siamo mai salutati, nessuno ha preso l’iniziativa ed è finita come è finita. Chissà cosa penserà di questi approcci diretti il fabbro in questione tra trent’anni, quando nei giorni di festa rifletterà sul piacere di svegliarsi per primo, in anticipo rispetto ai figli e alla moglie che magari sarà davvero la donna che lavora nell’agenzia al piano di sotto. Magari ieri è tornata giù portandogli un caffè e un biglietto da visita, poco romantico ma più efficace rispetto a un post-it con il numero di telefono scritto a penna ma a Milano, dove probabilmente davvero le ragazze sono tutte così belle, funziona così.

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