non ci sonno scuse

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Quella che vedete qui sopra è una celeberrima foto che ha fatto il giro dei social e che ritrae Richard Branson in un ufficio di una sede australiana della Virgin mentre posa con un dipendente che si gode un pisolino. Non giungete a conclusioni affrettate subito: magari il dipendente è reduce da ventiquattro ore filate di lavoro e si è lasciato andare un po’ troppo, quante volte ci è capitato? Oggi in cui l’orario di lavoro non esiste più e ci viene richiesto di darci dentro senza interruzione perché siamo pagati a obiettivi, e l’obiettivo è finire il prima possibile, lasciarsi sorprendere dal sonno non è certo la fine del mondo. Il problema semmai è il ghigno da cacciatore con leone stecchito sotto lo scarpone post-safari del miliardario imprenditore e il disprezzo che emana la sua espressione: chi dorme non piglia pesci, chi vuole fare i soldi sta vigile a setacciare il mondo in cerca di occasioni fruttuose e di new business, mentre i perdenti si fanno la pennichella sul divano. In questa chiave di lettura io sono un perdente nato, non ci voleva certo un post come questo per fare coming out o outing, metto entrambe le espressioni perché non ho mai colto la differenza. Io mi addormento ovunque e dappertutto e, se devo essere sincero, non mi sforzo nemmeno un po’ a opporre resistenza. Ieri sera mi sono addormentato dopo dieci minuti di Tallulah su Netflix e mi spiace un sacco perché mi ha confermato poi mia moglie, al risveglio stamattina, si tratta di un bel film. Mi sono addormentato persino al cinema davanti a “Fratello dove sei?” dei Coen, un vero sacrilegio per i cinofili. Mi addormento leggendo sul treno al ritorno dall’ufficio e più di una volta mi ha svegliato il rumore del libro caduto per terra. A letto proprio la lettura è un’attività off-limits, oramai non ci provo nemmeno più. Una volta sono persino crollato sui divanetti di un pub mentre Michela mi stava parlando, anzi forse stavamo pure discutendo. Ricordo solo che stavo seguendo la sua argomentazione che poi si è trasformata in qualcos’altro che mi ha proiettato dall’altra parte dello stato di veglia, interrotto bruscamente da un repentino cambio del tono, lì indiscutibilmente accusatorio, sul fatto che avessi chiuso gli occhi durante una conversazione, una mancanza di rispetto imperdonabile. Aveva ragionissima, lo so. E come il dipendente di Richard Branson, che magari dopo l’accaduto ora è pure un ex- come lo sono stato io con Michela poco dopo quella conversazione con appisolamento, sono stato colto in flagrante dal mio datore di lavoro in pieno abbiocco post-prandiale sulla poltroncina alla mia postazione, con l’aggravante degli occhi chiusi e forse, chissà, pure mentre russavo. Lui però è stato più clemente di Michela, questo non lo scorderò mai. Al momento, e per fortuna, nessun colpo di sonno al volante e speriamo, davvero, che non mi capiti mai. E voi, qual è il posto più strambo in cui vi siete addormentati? Inizio io con un veloce aneddoto di mia figlia: una volta, era piccolissima, mi si è addormentata in testa mentre la portavo sulle spalle.

4 pensieri su “non ci sonno scuse

  1. In treno dormire è normale come nel proprio letto, ma se parliamo di figlie la mia si addormentava sul seggiolino di dietro della bici e io dovevo reggerla con contorsioni perché non le crollasse la testa

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