mai dire Miles

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Se un giorno mai farò l’insegnante di qualcosa la prima cosa che dirò appena entrato in classe, il primo giorno di scuola, posati libri e quaderni sulla cattedra e sinceratomi che tutti sono in silenzio e attenti, qualunque sarà l’età, l’ordine o il grado dei miei discepoli – detta alla latina – la prima cosa che dirò appena entrato in classe sarà Miles Davis. D’altronde pensate a quante volte al giorno pronunciamo parole senza significato come Facebook, moccaccino, influencer, accattivante, buona vita, design thinking, taggare. Il primo minuto di scuola guarderò tutti negli occhi e dirò Miles Davis e cercherò di captare i pensieri di ritorno che saranno So what?, jazz modale, Bitches Brew, Bill Evans o Ron Carter, che per suonare il basso era uno piuttosto alto. Forte di questa energia di ritorno, il secondo giorno senza nemmeno sondare la reazione del mio uditorio circa l’iconografia che deve campeggiare in un tempio dell’istruzione pubblica appenderò sul muro alle mie spalle, a fianco di Mattarella, quella foto di Miles Davis vestito di blu elettrico che suona jazz rock in un festival presentato da una voce che parla tedesco, curvo sulla tromba già con quella faccia con gli occhialoni scuri da mosca e quella pettinatura improbabile con cui ce lo ricordiamo verso la fine dei suoi giorni. Ascoltavamo Tutu proprio Rossella ed io quella volta in cui ho scoperto il suo difetto di pronuncia che prendeva il sopravvento quando si esigevano spiegazioni da lei. Io a Rossella non volevo cedere anche se i suoi modi erano difficilmente equivocabili e così le avevo parlato proprio di quello che legava me a Marcus Miller e a una ragazza che mi stavo inventando per non offendere Rossella con il mio rifiutarmi, confermandole che mi ero innamorato e non avrei potuto stare con nessun’altra e non era solo una questione di jazz elettrico o di fusion, a seconda di come vedi le cose. Gianluca invece era già stato con Rossella alle superiori e lui, a differenza di me, non si era fatto molti problemi. Viveva alla casa dello studente e aveva uno dei primi lettori CD portatili usciti in commercio, anche se certi dischi non erano ancora stati ristampati nel nuovo formato e tutto il periodo con Coltrane circolava ancora su cassetta. Per lui la pronuncia di Rossella non faceva la differenza, diceva che tanto in certi momenti si sta in silenzio o la bocca è impegnata a fare altro. Rossella e Gianluca sono stati insieme un po’ e la cosa non mi ha stupito, visto il carattere disinibito di entrambi. Sono rimasto più sospeso del fatto che oggi Gianluca dirige una casa editrice. Miles Davis poi è morto, se non ricordate come è successo cercate informazioni in giro perché a lui dovrebbe essere dedicata l’ultima pagina di ogni libro di storia. Al massimo ci penserò io a sistemare le cose, se un giorno mai farò l’insegnante di qualcosa.

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