plus1gmt uk tour 2017: una recensione imparziale

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Sono giunto a una fase della vita in cui entro nei negozi di vinile usato e non trovo nulla perché ho già tutto quello che mi interessa, peccato che questa fase sia coincisa (o abbia coinciso, scegliete voi) con una vacanza in UK. Era la prima volta di mia figlia a Londra, quindi doveva essere una vacanza di tutto rispetto. Per farmi capire, Big Ben ma anche street art tour, British Museum ma anche esempi di gentrificazione, speaker’s corner ma anche mostra sui Pink Floyd.

Alla fine siamo riusciti a fare tutto macinando chilometri come se non ci fosse un domani (il primo giorno, per darvi un’idea, la cronologia di Google Maps ne ha registrati sedici al netto degli spostamenti sui mezzi), ho quindi tutte le carte in regola per mettervi sotto il naso una bella RECENSIONE DELLA GRAN BRETAGNA AI TEMPI DELLA BREXIT dopo appena una ventina di giorni tra Londra, Liverpool e Manchester. Se vi va di leggere i luoghi comuni sulla perfida albione del terzo millennio, continuate qui sotto, altrimenti tornatevene sul sito della Lonely Planet, non mi offendo.

Mancavo da Londra da quasi vent’anni e, a parte che non ricordavo più niente, posso fingere di sostenere come ho letto un po’ ovunque che è cambiata moltissimo. Per non parlare degli inglesi o, meglio, della moltitudine multietnica che abita da quelle parti.

La prima verità scontata che mi viene in mente è quella del trasporto pubblico. Con la Travel card caricata sulla Oyster card non ti fai problemi a posare le chiappe tutte le volte che vuoi senza spendere di più del massimo giornaliero su metro e bus quando, stanco di muoverti a piedi, devi rientrare a casa che è dalla parte opposta della città. La novità è che non c’è più l’odore di cibo sui convogli e alla sera non rientri più con quella croppa di smog nelle narici, nei capelli e sugli abiti che insieme alla puzza di street food (anche se ai tempi non si chiamava street food) ti rendeva riconoscibile come uno appena tornato da Londra ovunque nel mondo dopo una settimana di vacanza, appunto, a Londra.

Non è che non si mangiano più schifezze fritte, è che Londra è la capitale mondiale del cibo mondiale e di tutti i suoi incroci reciproci. Per questo nei locali si sta a tavola per ore e a tutte le ore del giorno e chi, come me, si ferma giusto il tempo per riempire lo stomaco, è facile riconoscerlo, identificarne la provenienza e lo status sociale. Comunque tranquilli: è sempre facile rientrare in patria con una buona scorta di colesterolo da dividere con gli amici come souvenir, magari state in campana all’aeroporto: nei controlli non vanno tanto per il sottile e il rischio di farci una brutta figura per aver esagerato con il cibo è dietro l’angolo.

Pub, chioschi e ristoranti brulicano di coppie di amici. Coppie di donne ma tantissime coppie di uomini e sono certo che non fossero solo coppie omo. Gli amici maschi inglesi non hanno paura di trovarsi in coppia per bere o mangiare con l’obiettivo di chiacchierare, una cosa che qui in Italia non facciamo per non minare la nostra mascolinità o anche per non essere cacciati dai gestori che scrivono senza problemi, nelle descrizioni dei loro esercizi, di non gradire la presenza di coppie gay.

Due aspetti emergono, in particolare, se mi lasciate andare in altre generalizzazioni ignoranti sul comportamento degli inglesi. Intanto sono diventati tutti molto gentili o forse lo sono sempre stati ma io ci ho fatto caso solo adesso, a cinquant’anni. Il secondo aspetto, che non c’entra niente con il primo, è che la città, e mi riferisco a Londra, è in fervida e costante espansione urbanistica e le operazioni di recupero di aree e quartieri degradati sono tantissime ma, nonostante ciò, vi sfido a trovare un muratore o un carpentiere in cima allo scheletro di un edificio di millemila livelli o al piano terra con la cazzuola in mano senza elmetto e dotazioni di sicurezza.

Andate a Londra anche solo per visitare la mostra sui Pink Floyd al Victoria and Albert Museum, che ha lo stesso format della mostra su Bowie che abbiamo visto a Bologna lo scorso anno. Vi spoilero solo due cose: una sala dove puoi ascoltare per quante volte vuoi “The great gig in the sky” contemplando una versione rotante in 3D del prisma triangolare della copertina di “The dark side of the moon”, in cui ho pianto copiosamente, e un’area in cui hai a disposizione un mixer con le tracce separate di “Money” per divertirti a destrutturarlo come ti pare.

Per chi non ama i dinosauri del rock, i Foals vanno di brutto, questo mi ha reso molto felice. Nonostante non abbiano un album nuovo in giro, ho sentito ben quattro loro canzoni in luoghi pubblici durante tutta la vacanza. La media (e la qualità media) è stata guastata però da una brutta esperienza con un dj di reggaeton lungo il Tamigi.

La birra inglese continua a essere servita calda, leggera e pochissimo gassata. La novità è che ovunque si trovano Moretti e Peroni e nei pub se chiedi di consigliarti una birra ti fanno assaggiare la Moretti e la Peroni e tu prova a spiegarli che qui, da noi, le bottiglie da 66cl di Moretti e di Peroni costano meno di un euro al supermercato, o magari in UK mandano una prima scelta ma questo non ve lo posso confermare perché, per tutta la vacanza, ho continuato a chiedere la loro birra servita calda, leggera e pochissimo gassata.

Vi sconsiglio di passare da Londra a Liverpool come ho fatto io, rimarreste spiacevolmente sorpresi dal livello di depressione e tristezza provinciale di Liverpool. Fate conto di passare da Milano a Savona. Ecco, provate a passare da Milano a Savona come faccio io ogni tanto, la sensazione è la stessa. Comunque a Liverpool lasciate perdere tutta la fuffa sui Beatles anche se non hanno sfruttato granché i loro beniamini nelle operazioni di marketing territoriale. Probabilmente hanno fatto un sistema turistico più efficace a Cellino San Marco con le tenute di Al Bano Carrisi. Per fortuna sono ancora diffusi i numerosi negozi di roba usata e charity shop, e si trova vinile usato a prezzi competitivi.

Vinile invece molto caro a Manchester, peccato perché la città è spettacolare e, alla Manchester Art Gallery, potete trovare fino a settembre un tributo ai Joy Division/New Order, con la mostra True Faith gratuita. Fate un salto alla Manchester Central Library in Saint Peter Square, recatevi alla sezione dedicata alla musica e chiedete di provare la batteria o i dispositivi equipaggiati con master keyboard e synth per dedicarvi alla computer music tutto il tempo che volete.

Resta da dire che sterlina ed euro sono quasi alla pari, in agosto non c’è traccia della caldazza che fiacca il nostro paese in estate e, anzi, portatevi un piumino 100 grammi per la sera, non ci sono le zanzare e, in giro, non senti parlare italiano e quando lo senti fai finta di essere inglese. Sarà per colpa della Brexit?

2 pensieri su “plus1gmt uk tour 2017: una recensione imparziale

  1. Londra l’ho visitata a settembre scorso. Una città che non ho capito, ma che ora vivo di nostalgia. Strano. Vorrei tornarci per vedere se riusciamo a intenderci meglio

  2. plus1gmt

    concordo, ma credo si tratti di una complessità non ostile, a differenza di altre metropoli (Milano per i non milanesi in primis). Da turista mi sono trovato molto bene, chissà abitarci che effetto farà.

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