e nel loro piccolo hanno rotto abbastanza il cazzo

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Non so se la cosa debba essere letta secondo standard e richiami ai segnali biblici, ma casa nostra è invasa dalle formiche. Non è la prima volta. Si tratta di un fenomeno tipicamente legato alla bella stagione e forse soggetto ad alcuni comportamenti che, in estate, noi umani portiamo all’eccesso. Cene sul balcone, maggior libertinismo nel considerare accettabili i parametri della cura della casa, i gatti stessi che amano versare il loro cibo sul marmo fresco del pavimento e comportarsi più da bestie – quali sono, non dovremmo mai dimenticarlo – seguendo la loro indole selvaggia.

Sta di fatto che ogni estate, nel massimo silenzio, una colonia sempre più nutrita di formiche spinge i suoi membri più intraprendenti in coraggiosi blitz volti a recuperare i nostri avanzi alla loro portata, e ogni anno il raggio delle loro battute di caccia si fa sempre più sfrontato e provocatorio e va a ledere i fondamenti di convivenza tra uomo e natura alla base del rispetto per gli altri esseri viventi che contraddistingue noi inquilini del mondo urbanizzato. Poi arriva il freddo e, probabilmente, questi insetti che a industriosità sono secondi solo alle api chissà dove spariscono. Non sono un etologo e non so dirvi se vanno in letargo o preferiscano migrare per uscire allo scoperto in zone più calde del nostro pianeta, anche se dubito perché ci metterebbero un botto.

Il problema in questi giorni è che bastano pochi minuti e una briciola sfuggita alla scopa viene sommersa da una delle loro nutrite squadre specializzate nell’esfiltrazione di cibo. Il fastidio dovuto alla presenza di nuclei organizzati di insetti, poi, varia a seconda della sensibilità della persona che ne viene a conoscenza. A me, al massimo, danno una sorta di sensazione di prurito. Mi sento qualcosa camminare sulla fronte, sulle orecchie, lungo il cuoio capelluto, e la cosa in sé è piuttosto fastidiosa. Ma, a parte quello, non ho nessuna velleità di fare piazza pulita come, per esempio, pretenderebbe mia moglie.

Il problema è che delle formiche domestiche non si sa nulla. Non si riesce a individuare da dove provengano, nemmeno si trattasse di entità extraterrestri. Le loro azioni sono improvvise, veloci, silenziose, mirate al risultato ed efficaci. Un intervento sugli esemplari visibili non cambierebbe nulla nelle loro abitudini e non ha nessun tipo di impatto sui loro obiettivi e nemmeno sulla popolosità dei loro covi che, per quanto ne sappiamo, potrebbero essere ovunque. Nei muri, nei tubi del lavandino, sotto il parquet (finto), o persino nei meandri di qualche dispositivo elettronico. Quando facevo il musicista, per dire, mi è capitato di smontare un synth perché si era manifestato qualche problema e in un impeto di interventismo avevo pensato di andare a fondo della questione. Sotto i tasti ho trovato qualche coriandolo proveniente da una festa di carnevale a cui avevo prestato servizio come intrattenitore. C’erano stati, in effetti, un paio di bambini che mi avevano preso di mira seguendo il mood generale, spinti dal desiderio di omologarsi al comportamento richiesto. Comunque ecco, forse smontando questo pc da cui sto scrivendo potrei avere una risposta al mistero delle formiche e, se spingo oltre l’immaginazione, questi stessi caratteri che vedo comporsi potrebbero essere fatti della stessa loro materia ed è per questo che è il caso che io mi fermi qui.

Un pensiero su “e nel loro piccolo hanno rotto abbastanza il cazzo

  1. Stesso problema a casa mia. Le detesto. Ovviamente la massa è in cucina, ma ogni tanto ne vedi una che perlustra il bagno perché non si sa mai che uno si mangi un panino sulla tazza e qualche briciola finisca pure lì.

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