come inizia “tutto quello che non sei diventato”, in esclusiva su questo blog

Standard

C’è una spiaggia nel sud della Corsica, non una delle più famose, a cui si accede superando un passaggio delimitato da una fila di massi grandi come un paracarro che qualcuno deve aver messo lì per evitare l’ingresso alle auto, anche solo per impedire a chi va al mare di fare manovra sulla sabbia per tornare indietro e cercare parcheggio lungo la strada stretta. L’ho riconosciuta subito su Street view e ho immediatamente mandato un WhatsApp a Lea. L’urgenza di condividere quel ricordo della vacanza del 2006 ha prevalso anche sul groppo in gola e l’impulso di nascondermi in bagno per frignare in santa pace, di nascosto dai colleghi che comunque sono sicuro che, così concentrati sul PC, non se ne sarebbero nemmeno accorti. È stata la prima vacanza da soli noi tre. Nostro figlio Rocco aveva due anni e mezzo e già allora era un fenomeno. Avevamo prenotato un bungalow in un campeggio poco più in alto rispetto a quello sbocco sul mare, il “Domaine de la Testa”. A me era piaciuto subito perché intanto vi sfido a trovare qualcosa che non mi vada a genio in Corsica ma in generale in tutta la Francia, non me ne vogliano gli indipendentisti. Quel campeggio, poi, aveva tutto un suo fascino. Molto spartano, frequentato da tedeschi e clienti del nord, gestito da un tipo piuttosto stravagante, pieno di bambini appartenenti a famiglie numerosissime baciate dalla fortuna di un welfare che noi ce lo sogniamo.

Quella spiaggia comprendeva una minuscola insenatura, poco più di una pozza cristallina dal fondo sabbioso e perfetta per dei bagnanti minuscoli come Rocco. Avevamo fatto amicizia con una famiglia parigina composta da uno sceneggiatore di film, la moglie molto più giovane di lui e una sfilza di bimbi con i quali Rocco aveva fatto amicizia. Mi divertivo a intrattenerli tutti improvvisando dei giochi con quello che avevamo a disposizione. Qualche formina per la sabbia, sicuramente un pallone, un piccolo canotto.

Sono tornato poi a rivedere da vicino il Domaine de la Testa alcuni anni dopo, in una delle successive innumerevoli vacanze sull’isola. Eravamo di passaggio e, scherzando, avevo detto a Lea di essere sicuro che avremmo ritrovato Richard, sua moglie e i figli di nuovo lì. Non solo non c’erano, come è facile immaginare, ma dopo decine di spiagge visitate nelle nostre estati nelle isole del Mediterraneo ho avuto difficoltà nel riconoscere quella che era stata la prima e, per questo, la più importante. A ridosso dell’insenatura c’erano molti più scogli di quanto ricordassi e la fila di massi all’imboccatura proprio mi era estranea. Per questo averla vista di Google Street View è stata una cosa un po’ strana, un’immagine che non saprei se collocare alla prima esperienza o a quella successiva in cui non ho riconosciuto quel dettaglio. Ma il nocciolo della questione è il forte scossone emotivo che la sensazione mi ha dato. Per fortuna mancavano pochi minuti alla pausa pranzo che avevo deciso di trascorrere sui gradoni della fontana che domina la piazza sotto all’agenzia in cui lavoro. Era il giorno dell’equinozio di autunno e il sole delle tredici scaldava forte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.