come fare quando hai ancora tanto da vivere ma hai finito i giga

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Mauro suona le percussioni e non ricorda esattamente quando gli sia scaduto il credito di scelte giuste a disposizione. Non gli risulta nemmeno di aver ricevuto l’sms che lo avvisava di affrettarsi a rinnovare l’abbonamento dalla compagnia con cui ha sottoscritto il contratto. In pieno dibattito sulla moralità e l’opportunità dei servizi telefonici a 28 giorni, una delle più eclatanti prove del provincialismo più che marginale della nostra imprenditoria, lo stesso metro applicato a una delle utility di cui, oggi più che mai, è impossibile fare a meno per donne e uomini di ogni estrazione sociale e disponibilità economica, risulta ancora più meschino. Consideriamo poi che per le scelte automatiche la tariffa standard media ha una copertura per tutto l’arco della vita e, se il traffico cessa da giovani o relativamente tali – Mauro ha 52 anni ma ha molti meno capelli bianchi di me che ho molti meno capelli tout court di lui – non ci sono tante opportunità per attendere la successiva ricarica. Anzi, possiamo dire che potrebbe rimuovere definitamente l’app tanto a questo punto, tra cinquanta possibilità su cento di imbroccarne una e altrettante di prendere cantonate, è un terno al lotto e perdonate il forzoso gioco di parole, anzi di numeri.

A Mauro già gli avevano fatto una multa per aver approfittato di una situazione che qui non si può dire, sono informazioni riservate e in più qui ogni tanto si manifesta un pubblico minorenne. Non aveva controllato l’esatto importo della sanzione, sta di fatto che secondo me è lì che si è fatto fuori una buona parte dei giga del traffico di scelte giuste. Lui è fatto così: è ancora convinto che le cose, se non le vedi, non succedono. C’è una fase della crescita secondo Piaget che più o meno dice questo ma non voglio annoiarvi con questi estratti incompleti di teorie di cui non ricordo nemmeno a quali discipline attribuire. Rimanda sempre il momento in cui accertarsi a che punto sono certi processi perché è terrorizzato dal fatto che non si siano ancora conclusi. Un atteggiamento da procrastinatore che poco si addice a un percussionista: dietro alle conga o al guiro o alla cabasa non ci si può permettere di aspettare, lì mica c’e tempo da perdere.

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