fuori dai mondiali, fuori dalla storia

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Sentivo poco fa alla radio un valente economista che sciorinava i dati relativi alla perdita, in termini di profitti diretti e di indotto, che la non-partecipazione nella nazionale italiana di calcio ai prossimi mondiali comporta. Non entreranno nelle casse della Federazione di settore svariati milioni di euro per non parlare dei diritti televisivi, della pubblicità e della botta emotiva di entusiasmo che un evento di quella portata genera sulla società, con la conseguente propensione degli italiani al consumo e all’ottimismo cosmico. Era successo dopo l’82 e anche a seguito dei rigori del 2006, e sarebbe stato a maggior ragione utile in questa fase di ristagno, per non dire catastrofe sociale e politica. L’assenza della nazionale azzurra, peraltro, al terzo posto in assoluto nel ranking planetario, porterebbe un congruo ammanco agli introiti della competizione stessa, un deficit che aggiunto all’esclusione di Cina e USA taglia fuori una bella fetta di audience interessata, sia per motivi di campanilismo che per lo spettacolo sportivo in sé. Un giornalista, intervistato subito dopo alla stessa trasmissione, ha esposto anche alcune personali teorie sulle possibili cause di questa debacle. Troppi stranieri titolari che rubano il posto ai talenti italiani, business radicato nell’ambiente a partire dalle stesse scuole di calcio che, sempre più costose, escludono a priori le famiglie che non se lo possono permettere per i propri figli, gli stipendi dei professionisti, il senso di appartenenza a una selezione nazionale di calcio in un momento storico in cui sono sempre più messi in discussione i macro-confini e, dall’altro lato, giungono segnali di indipendentismo anche a livello condominiale. Quello che è certo è che ci dev’essere una sorta di contrappasso calcistico, una specie di karma universale, una giustizia da stadio superiore che, proprio a ridosso dell’episodio del cretinetti disinformato che ha messo in bella mostra il saluto romano e la t-shirt nazifascista a Marzabotto dopo aver segnato un gol, ha ristabilito l’equilibrio cosmico. Grazie Svezia, grazie svedesi.

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