blackout

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Nel quartiere dove vivo capita ogni tanto che si resti senza luce. Non solo il mio appartamento ma tutto il condominio e l’intero isolato. Non è una cosa frequente, per fortuna, ma almeno un paio di volte l’anno succede. Poi basta girare un po’ per la zona per accorgersi che accade anche altrove, in momenti differenti, come se – immagino – ogni area dipendesse da un interruttore o da una centralina e, per cause sconosciute, andasse in tilt. Si tratta quindi di un fenomeno comunque frequente per un contesto in cui, mancando la luce, subentrano consequenze non gravi – se il guasto non dura troppo – ma comunque preoccupanti. Senza luce non si possono mettere in carica smartphone e dispositivi vari. Non c’è Internet quindi non si può aggiornare un blog, per dire. Ma neanche Netflix e, il caso di ieri sera, niente tv e niente prima serata del Festival di Sanremo. Il frigo senza luce non funziona, con il rischio che la roba nel freezer si scongeli e, se non sei possessore di un modello no frost, che il ghiaccio sugli scomparti che non hai mai sbrinato si sciolga. Se manca la corrente e fuori c’è buio, come in questo momento, si sta a lume di candela ed è romantico quanto vuoi ma è difficile svolgere tutte le attività che si fanno normalmente. Farsi la barba, trovare due calzini uguali nel cassetto, preparare la colazione. Senza luce non funziona nemmeno il giradischi, e questa è la vera tragedia, poi non parte nemmeno la caldaia del riscaldamento centralizzato e quindi si sta in silenzio e pure al freddo. Per fortuna i blackout non durano molto, alla fine qualcuno interviene sempre, ma tutto questo dovrebbe farci riflettere.

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