non siamo costretti a uscire

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Peggio della ragazza che andava al Big vestita di plastica e con un topo al guinzaglio che teneva sulla spalla, proprio come nei cartoni animati i pirati tengono i pappagalli, c’è solo l’artista di strada che è qui davanti a me (ho lo smartphone scarico e non riesco a fare una foto) e si porta addosso degli orrendi scarafaggi come se fossero animali domestici. Dovreste vedere come la gente gli sta alla larga sulla verde e in effetti come deterrente alla socializzazione in metropolitana è il miglior tentativo che abbia mai visto. Peccato perché avrei voluto chiedergli se erano insetti addestrati per qualche numero messo in scena per raggranellare qualcosa da mettere sotto i denti prima che la fame lo induca a masticare (dio che schifo) i suoi amichetti. Il futuro è negli insetti commestibili? C’è una ragazza che sembra avere meno paura degli altri. È musulmana e sfoggia un copricapo dei loro con una fantasia di api stilizzate e gioca con l’iPhone a una versione evoluta di Worms, tanto per essere in tema. Alla fermata successiva qualcuno dall’interfono annuncia che il convoglio, per qualche problema tecnico si ferma lì. Così usciamo tutti come moscerini e ci addossiamo contro il muro perché l’addetto alla manutenzione consiglia di allontanarsi dalla riga gialla. In attesa del treno successivo mi vengono le formiche ai piedi e mi sento le farfalle nello stomaco. Una donna, qualche passo alla mia destra, si lamenta del disservizio e qualcuno le risponde ad alta voce per tutti che non siamo costretti a uscire. Il pazzo di prima recupera uno dei suoi bacherozzi che gli è caduto a causa della calca ma c’è chi, pronto di spirito, gli fa notare che non era mica il suo, era lì a spasso già da prima. Se ne accorgerà al prossimo spettacolo del suo circo degli insetti intelligenti.

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