scorrevole come qualcosa che al momento non saprei dire

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Uno dei trucchi per scrivere bene è descrivere le cose utilizzando delle similitudini. È chiaro che per le similitudini e le metafore uno prende spunto dalle cose che conosce e dall’ambiente in cui vive o è cresciuto, applica delle unità di misura che conosce o che per lo meno finge di conoscere. Gli scrittori americani hanno spazi, natura, città, densità abitative in eccesso da una parte e dall’altra, tensioni e quel mix di cosmopolitismo e provincialismo che è unico ed è per quello che sono insuperabili. Per dire, i newyorkesi hanno le infinite sfaccettature della megalopoli e, di contro, le infinite sfaccettature dei meandri sperduti del midwest e noi possiamo solo rimanere a bocca aperta dalla loro capacità narrativa. Nel nostro metro quadrato europeo, chi lavora nell’informatica, per fare un esempio, prende spunto dalle cose che succedono quando uno è abituato a risolvere i problemi con il codice e poi si mette ad applicare il pensiero computazionale alle questioni di tutti i giorni e se gli gira di mettersi a lavorare a un romanzo state sicuri che poi riconoscerete questi accorgimenti nella trama. Invece, i più fortunati sono quelli che fanno cose pazzesche, che girano il mondo, che rischiano la vita, che incontrano persone stra-interessanti che, a loro volta, conducono esistenze che le persone ordinarie se le possono sognare. Anche avere una vita disordinata permette il ricorso a interpretazioni della realtà tutte particolari. Ne parlavamo giusto qualche giorno fa, ma tanto lo so che non mi leggete con costanza quindi posso riproporre temi già trattati tanto non è mica la fine del mondo. Peraltro credo sia anche complicato pretendere di ricavare stimoli dall’arte, e soprattutto dalla scrittura, di altre persone. Leggere tanto apre la mente e dà un sacco di input, ma non so quanto la narrativa altrui sopperisca alla vita. Io da venti e passa anni lavoro nel marketing o, più in generale, in quello che una volta si chiamava terziario avanzato. Di certo non posso definirmi un autore di romanzi ma quando mi ci metto quello delle metafore è un approccio che mi viene naturale. Scrivo come se dovessi vendere qualcosa.