benvenuti nella giungla

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Ieri sera a Berlino ha avuto luogo un concerto dei Guns N’ Roses. Lo so perché sono anch’io a Berlino e il mio volo era pieno di metallari. C’erano anche persone apparentemente normalissime che però indossavano magliette inequivocabili e altri che ostentavano vestigia dei loro gusti musicali riconducibili al rock più zarro. C’erano persino un padre con il figlio adolescente entrambi palesemente skinhead ma temo che, come me, fossero sull’aereo per altri motivi. I fan dei Guns N’ Roses della prima ora in incognito o meno erano poi facilmente riconoscibili per le condizioni fisiche causate dall’età. “Appetite for Destruction” è del 1987 e i ventenni di allora oggi, come me, hanno superato i cinquanta, facile immaginare dove sia finita la capigliatura alla Slash o la forma fisica alla Axl Rose. Ho visto però anche gruppi di tre o quattro amici molto più giovani che si imbarcavano per godersi un weekend all’insegna dell’hard rock commerciale. Alcuni avevano la bandana messa come usava Axl ai tempi. Il massimo però è stato un ragazzo che si è presentato al gate con tanto di chitarra elettrica sulle spalle, probabilmente convinto che la band lo facesse salire sul palco per suonare una canzoncina insieme ma amico, gli volevo dire, non tutti i gruppi sono come i Foo Fighters. Comunque i problemi si sono presentati anche una volta arrivato a Berlino. Al momento del check-in in un ostello molto informale di Friedrichshain (che mi ha trovato mia moglie, a lei tutto il merito) la ragazza alla reception mi ha chiesto se fossi lì anch’io per il concerto. Indossavo la mia maglietta di Pong (il videogioco) e davvero non capisco come abbia potuto pensare una cosa così contro natura. Con il mio inglese da scuola media le ho spiegato che no, che quando avevo quattordici anni c’era un muro proprio come quello di Berlino che divideva i metallari da quelli che ascoltavano post-punk e che, se fosse per me, nessuno avrebbe mai dovuto buttarlo giù con il tempo. Il suo collega, quando ho nominato i Joy Division e ho concluso la mia filippica con un plateale “Fuck Guns N’ Roses”, che poi non so nemmeno se grammaticalmente sia corretto, mi ha fatto il like con il pollice e mi ha riconsegnato la carta di identità.