quello che facciamo mentre altrove succedono le tragedie

Standard

Guardare tre episodi della prima stagione di Friends su Netflix. Ammirare Piazza del Duomo da una terrazza esclusiva. Cercare il nome e il cognome di una con i capelli color ginger su LinkedIn. Postare foto su Instagram filtrate con l’HDR della Nik Collection di Google con Photoshop. Controllare i risultati delle amministrative di un comune alle porte di Milano. Assistere alle riprese video di un evento di una start up di fuffa all’ennesima potenza per lavoro. Ammettere che gli Arcade Fire sono insopportabili. Continuare la conversazione in auto con i finestrini aperti mentre il solito questuante al semaforo della Enrico Fermi chiede l’elemosina. Cucinare i tortellini alla panna. Promettere a se stessi di non controllare più quello che succede su Facebook. Guidare per tre km per raggiungere il negozio di articoli per animali e spendere venti euro di cibo per gatti in offerta, comunque una bella scorta. Mangiare un’abbondante porzione di gelato confezionato dopo cena. Controllare se una futura collega ha lasciato i libri da ritirare come promesso. Rammaricarsi per non aver trovato il dermatologo al telefono. Valutare quale pacchetto scegliere per il nuovo disco degli Interpol in uscita (la scelta è andata per 33 giri e t-shirt). Aggiornare l’home page del sito di recensioni musicali all’alba. Lamentarsi per la percentuale di umidità. Pagare la TARI con l’home banking. Riconoscere “Train in vain” dei Clash in una cover con voce femminile in un film di infima categoria su Paramount Channel. Mettere qualche like qua e là. Scrivere un post.

Un pensiero su “quello che facciamo mentre altrove succedono le tragedie

I commenti sono chiusi.