ronda su ronda

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Si sente in giro parlare di controllo del vicinato e sicurezza partecipata, in una parola le ronde, almeno da quando i leghisti hanno alzato la testa nel 94 ai tempi di Berlusconi. La priorità del dibattito nell’agenda dell’opinione pubblica è stata altalenante e ha anche seguito l’involuzione della nostra società negli ultimi decenni. Da quando lo spazio ufficiale per il confronto pubblico è unicamente Facebook, sulla questione ci si scorna sui social e oggi in cui abbiamo mandato a gran voce i grillo-salvinisti ai vertici politici della nostra società, e immigrazione e sicurezza sono trattate come parti dello stesso problema, ecco che sulle pagine Facebook locali – quelle che mescolano querelle sulle merde dei cani nei parchi ai trattamenti onicotecnici più efficaci – gli esponenti della politica locale più lungimiranti che, con la scusa di gettare benzina sul fuoco, altro non fanno che mettere le mani avanti per le prossime amministrative, lanciano l’esca dell’efficacia delle ronde e la gente, che di strumenti per capire purtroppo ne ha sempre meno, abbocca con entusiasmo.

Non so come sia la situazione al vostro paesello. Io, da quando la ronda padana sembra essere la panacea non solo per ogni crimine comune ma anche come deterrente di ogni trasgressione sociale, vi giuro che non ho mai visto civili in giro a garantire la protezione dei cittadini. Nessuno mai con qualche pettorina casapound-pentastellata a controllare non dico la microcriminalità ma ad aiutare le vecchiette ad attraversare la strada. Eppure, su Facebook, a chiunque rilanci la proposta il plauso e l’adesione alle fascio-dibba-iniziative non si risparmiano. Decine di valorosi baluardi delle nostre proprietà private si dicono sulla carta (anzi, sulla pagina web) pronte a combattere gli invasori che, a bordo dei barconi, risalgono i corsi d’acqua delle nostre città e minacciano la nostra verginità dimaio-padan-occidentale. Ancora una volta Facebook si conferma l’ambiente più confortevole per l’uomo del duemila, pronto a menarsi ma solo a parole, spesso in un italiano molto poco corretto, anche se mai peggio del mio.