la socialguerra civile

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Chissà se Zuckercoso là e il suo omologo in Twitter si stanno rendendo conto che qui in Italia, come spesso succede, stiamo rovinando tutto. Non so se ve ne siete accorti ma sui social si sta consumando una vera e propria guerra civile a parole, per fortuna, ma che non lascia presagire nulla di buono. Chiunque si sente in dovere di intervenire in modo aspro in qualunque conversazione in cui si trova in disaccordo non si trattiene di dire la sua contro qualcun altro, generando strascichi di polemiche a non finire. Che poi discutere, in teoria, non sarebbe nemmeno una pratica disdicevole, anzi. Il guaio è che da quando i social sono quasi unicamente il teatro delle provocazioni sui grandi temi del presente a scapito dell’opinione pubblica, dettati dai partiti di governo e, prima, dagli schieramenti all’opposizione, il rischio è veramente pericoloso. Il dramma è che agli argomenti che ogni giorno vengono rilanciati grazie alle provocazioni dei leghisti e dei grillisti si accollano non solo i simpatizzanti della minoranza in disaccordo ma tutto il resto della popolazione riconducibile probabilmente a chi non ha votato ma che, quando si tratta di sovranismo e gentismo, vuole dire la sua. Immigrazione, sicurezza, diritti civili, crocifisso. Non fai tempo a pubblicare qualcosa di sinistra che subito ti arriva il casapoundiano con il tricolore nel nome ad aggredirti verbalmente. Dall’altra parte è tutto un burlarsi di forma e contenuti con cui i fasciogrillisti espongono le loro generalizzazioni. L’uomo non è fatto per affrontare discussioni H24 e su così larga scala, contro centinaia di persone simultaneamente. Mi chiedo come gli staff che si assicurano che la situazione non degeneri sia su Facebook che su Twitter stiano vivendo questo delicato momento storico. Ogni tanto qualcuno lamenta l’oscuramento di questo o quel profilo, altre volte, al contrario, si reclama l’inappropriatezza di un iscritto e il fatto che nessuno sia intervenuto ad arginarne l’impatto. Non sempre la gestione mi sembra adeguata, ma capisco che non sia un mestiere facile. Resta il fatto che su questi campi di battaglia virtuali si sta sempre peggio. Meglio azzuffarsi lì che in strada, direte voi. Io, come sapete, spero sempre di trovare il coraggio per tagliare la corda sia da Facebook che da Twitter, questo clima d’odio mi frustra moltissimo e, soprattutto, mi sono reso conto di quanto tempo si perda là sopra. Voi non siete ancora stufi di vivere in quella caciara?