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Fernando ha iniziato una serie di sedute di analisi perché quando si guarda dentro gli viene immediatamente la dissenteria. Fernando ama la quiete e la riflessione nei suoi ambienti preferiti. Per esempio la campagna. Cura con foga maniacale un orto in collina che gli richiede attenzione continua. Quando finisce di innaffiare e di rassettare i vegetali che si ergono dai solchi fa quattro passi nei prati a lato. Il silenzio non è un vero silenzio perché c’è il vento, gli alberi e il fieno da tagliare, lo motoseghe, le automobili che percorrono la statale che scorre a valle. Ma è comunque un silenzio molto più silenzioso di quello che si percepisce in città. E mentre si immerge in quell’isolamento bucolico – Fernando si occupa da solo delle sue cose – che coincide con la fase più introspettiva del suo hobby, ecco che puntuale come sempre ogni volta si manifesta qualcosa nell’intestino. Qualcosa che si rompe e che richiama la sua attenzione. Non è un problema, perché crisi di questo tipo possono essere gestite con successo se si ha una toilette nei paraggi. Tenete conto che la campagna, per antonomasia, consente la massima libertà di espressione, da questo punto di vista. Ma questa forma di compensazione tra bellezza fuori e stimoli dentro con il tempo ha assunto toni preoccupanti. Fernando ama allo stesso modo la disciplina propria del contadino con la collezione di libri che conserva nel salotto della sua abitazione di città. Ma quando ne estrae uno dalla libreria, probabilmente a causa della polvere che si sprigiona dallo scaffale e che Fernando inala inconsapevolmente, ecco che la gioia della letteratura tra le mani è presto stemperata da un analogo richiamo ancestrale all’evacuazione. Fernando non si spiega il legame tra queste due esperienze così profonde e la scarica emotiva (e non solo) che ne consegue. Non potendo più gestire in autonomia questa forza interiore che cerca di esprimersi ogni volta in cui Fernando si ritrova solo con se stesso in momenti edificanti eccolo chiamare in causa gli esperti in materia. Dal primo consulto sembra che sussista una sorta di causa-effetto da sollecitazione emotiva. A me succedeva una cosa simile quando da bambino mi costringevano a esibirmi con il pianoforte di fronte a tante persone. Trovarsi a tu per tu con se stessi e con un certo tipo di vuoto che si sta riempendo probabilmente è la stessa cosa.

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